Perugia, l’importanza dei ‘titolarissimi’

Del Prete uomo simbolo della rinascita biancorossa. Ormai Breda non lo toglie più dal centro della difesa. Fondamentali ormai anche i ‘nuovi’ Gustafson, Mustacchio e Magnani

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di P.C.

Una volta si chiamavano ‘titolari’ e ‘riserve’. Poi è cominciata a diventare di moda la frase «per me sono tutti titolari», quindi è stato necessario individuare in altro modo quelli che giocano sempre, considerando che non si poteva più differenziarli rispetto alle riserve. Si è cominciato così a parlare di ‘titolarissimi’, che tradotto significa più o meno: quelli che – parafrasando Orwell – sono ‘più titolari’ degli altri.

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Applausi alla curva biancorossa

Squadra che vince… Un concetto che, a poco a poco, sta entrando anche nell’ambiente perugino: se fino alla fine del girone di andata ci si lamentava per una eccessiva rotazione di uomini e schemi, dal 2018, in particolare da quando è cominciata la serie positiva, Breda sembra aver trovato la quadra tattica e tecnica, per questo sta dando fiducia sempre agli stessi, nel solco della secolare tradizione calcistica italiana: squadra che vince non si cambia.

I muscoli del capitano Senza voler ammorbare il lettore con numeri e statistiche, ci limitiamo a sottolineare il valore di certe scelte. A cominciare ovviamente dalla più clamorosa di tutte: Lorenzo Del Prete. Ormai, il capitano del Perugia non viene più considerato un esterno ma a tutti gli effetti un centrale. Anzi, per la precisione: ‘il’ centrale. Tutto è nato dall’infortunio di Dellafiore (che era stato preso proprio per questo, in vista del cambio di modulo): messo lì in mezzo, lasciando Volta mezzo destro, il gelatinato difensore del Perugia ha dato al reparto grinta, velocità e reattività, caratteristiche fino ad allora latenti nel pacchetto arretrato.

Lì nel mezzo Tanti, troppi i gol subiti dal Perugia per scarsa concentrazione sulle palle sporche. Non errori di reparto, si sottolineava più volte nel post partita, ma errori di singoli: disattenzione, mollezza nei contrasti, incapacità di leggere certe situazioni di pericolo. Da quando invece Del Prete ha preso le chiavi del reparto questi problemi, se non scomparsi, sono sensibilmente diminuiti. Ecco perché Roberto Breda, da allenatore navigato, non si è sognato di togliere Lorenzo da lì, nemmeno quando – con la squalifica di Volta e il ritorno im forma di Dellafiore – tutti ci aspettavamo un cambio. E invece, come fosse la cosa più naturale del mondo, Dellafiore si è spostato sul centrodestra e Del Prete è rimasto lì nel mezzo.

La corsa di Mustacchio

Il complimenti del mister «Mi piace molto come Del Prete sta interpretando questo ruolo – ha detto Breda commentando la sua scelta – in genere i giocatori di fascia sono esuberanti e difettano in concentrazione, invece lui messo lì è sempre molto attento e preciso. Inevitabile che il modulo sia importante, anche se non esiste un modulo vincente in assoluto, l’importante è mettere ogni calciatore nelle condizioni di esprimersi al meglio».

Gli altri inamovibili Se Del Prete è l’elemento più appariscente di questa rivoluzione che ha portato il Perugia dai playout ai playoff in appena due mesi, non è certamente l’unico. A cominciare da due innesti che si stanno rivelando preziosissimi dopo il loro arrivo a gennaio: conquistato il posto da titolare, Magnani e Gustafson non lo hanno più lasciato, ripagando appieno la fiducia del tecnico e vincendo le perplessità della piazza. Infine, va citato Mustacchio, altro capolavoro di Breda: con il cambio di modulo l’esterno platinato è rinato e ormai è uno dei titolari di questa squadra. Anzi, dei titolarissimi.

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