Perugia, polemiche sulla ‘Corsa del Gallo’

Raccolte 20mila firme per bloccare la manifestazione di Strozzacapponi. Appello a Romizi. Interviste video all’attivista vegana e al presidente dell’associazione organizzatrice

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Ad una lettura superficiale potrebbe sembrare una polemica di poco conto. E invece quella attorno alla ‘Corsa del Gallo’ di Strozzacapponi, località a cavallo fra Perugia e Corciano, è una disputa fra due visioni del mondo diametralmente opposte.

Un gallo sul trespolo

Mondi contrapposti Da un lato gli attivisti animalisti e vegani, che intendono come un «abominio» (citiamo testualmente) utilizzare animali in manifestazioni di intrattenimento, al rischio di farli soffrire bel al di là del lecito. Dall’altra, comunità che sugli animali hanno costruito non solo tradizioni ludiche ma una buona fetta della propria economica e che quindi si vedono minacciate non solo dal punto di vista morale ma anche da quello economico. Fin dal nome – e non è una battuta – Strozzacapponi evoca un certo modo di intendere il rapporto con i pennuti. E si capisce come le possibilità di dialogo siano davvero minime.

La raccolta di firme Dopo anni di sit-in e proteste, anche eclatanti, Lale Rashtian ha avviato una petizione online sulla piattaforma Change.org con un appello al sindaco di Perugia Andrea Romizi per «vietare la vergognosa e incivile corsa del gallo». Il motivo, lo spiega la stessa attivista, che è vegana da 19 anni, è che gli animali non meritano di subire sofferenze inutili: «Volete mangiarli perché non avete la mia sensibilità? Ma perché farli soffrire ulteriormente facendoli partecipare a queste manifestazioni?». Una petizione che ha ormai raggiunto ben 20mila adesioni.

Le richieste Ovviamente quella di Strozzacapponi è solo una delle tante manifestazioni verso cui viene puntato il dito. E nella petizione si chiede infatti di «vietare una volta per tutte ‘giochi’ e ‘manifestazioni’ con uso di animali, così come è stato già fatto in altri comuni civili ed evoluti con apposite ordinanze di tutela degli animali; in alternativa, chiediamo che nel regolamento comunale per la tutela e i diritti degli animali sia introdotto il divieto di utilizzo di animali per qualsiasi tipo di sagra, manifestazione, festa ecc.».

Le accuse, la difesa A far arrabbiare Lale Rashtian è il fatto che i galli subirebbero delle sofferenze nel corso della corsa, con rottura di zampe e ali: «Me lo hanno confermato alcuni partecipanti», giura. Ricostruzione che viene smentita seccamente da Armando Minestrini, presidente dell’associazione che organizza l’evento: «Non è mai successo, nel modo più assoluto – dice a umbriaOn – i galli vengono adagiati sul trespolo e portati in corsa; se perdono l’appiglio non cadono ma volano, avendo le ali, quindi planano a terra dolcemente e vengono rimessi su dai partecipanti. Non hanno alcuna conseguenza».

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