Perugia, sciopero Sipa: «Diritti calpestati»

I lavoratori dell’azienda che gestisce i parcheggi incrociano le braccia contro la trasformazione dei contratti

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«Un’adesione altissima», dicono i sindacati. Sono scesi in piazza giovedì 19 novembre, i lavoratori della Sipa, l’azienda che gestisce a Perugia 6 parcheggi e numerose aree con parcometro in varie zone della città per un totale di oltre 2 mila posti, e quelli della Saba di Assisi contro la decisione dell’azienda di cambiare in maniera unilaterale il contratto collettivo nazionale di lavoro: da autonoleggio e parcheggi a terziario Confcommercio. Con conseguente decadimento delle condizioni economiche e normative dei dipendenti.

Aumento tariffe «Mentre le tariffe per i cittadini aumentano di continuo – dicono i dipendenti, con un’ora di sosta che, in pieno centro storico arriva a costare 2,70 euro, tra le tariffe più alte d’Italia – noi ci troviamo a dover combattere per i nostri diritti». Il sit in dei lavoratori è iniziato di prima mattina davanti alla sede dell’azienda, in via Fanti per poi spostarsi in centro, davanti al palazzo della Regione, dove hanno incontrato il segretario regionale del Pd, Giacomo Leonelli, il consigliere regionale Claudio Ricci e il capogruppo di Forza Italia in Comune Massimo Perari.

Le richieste «La scelta della multinazionale spagnola è inaccettabile in primo luogo perché penalizza pesantemente i lavoratori, sia normativamente che economicamente», hanno spiegato questa mattina i sindacati e le Rsa nel corso di un presidio tenuto davanti alla sede di Sipa, in via Fanti a Perugia. «Vogliamo ribadire – hanno aggiunto – che nessuna multinazionale può venire in Italia a far cassa sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici e sulla cittadinanza». Filt Cgil e Fit Cisl, insieme ai lavoratori che, oltre che in Umbria hanno scioperato a Trieste e Firenze, chiedono dunque alla multinazionale il ritiro della decisione di modifica del contratto nazionale, con la conferma di quello attuale (contratto Aniasa sosta autonoleggio). «Se l’azienda non tornerà sui suoi passi – concludono sindacati e Rsu – proseguiremo nella mobilitazione e siamo pronti ad indire altre giornate di sciopero».

Strappo unilaterale In una lettera, inviata lo scorso 5 novembre dai segretari di Filt Cgil e Fit Cisl dell’Umbria Marco Bizzarri e Gianluca Giorgi, all’amministratore delegato della Sipa spa, Mauro Ercolani, i sindacati avevano ricordato lo strappo consumatosi durante l’incontro nazionale del 30 ottobre, in cui le posizioni dell’azienda si erano mostrate irremovibili rispetto alla possibilità di modificare, in fase di rinnovo, il vigente contratto collettivo nazionale. Pertanto, l’unica strada percorribile, è sembrata sin da subito quella dello sciopero. Per cui per tutta la giornata del 19 novembre non verrà garantita nessuna prestazione minima, dall’attività i riscossione a quella di rimozione forzata, dal controllo della sosta di superficie a quello degli impianti e dell’assistenza tecnica ai parcometri.

Disagi in città In forza dello sciopero che terminerà il 20 novembre alle ore 6 di mattina, per tutta la giornata di giovedì rimarrà chiuso i parcheggio del Mercato Coperto di Perugia, mentre gli altri parcheggi meccanizzati, come si legge in una nota della Cgil, funzionano grazie alle casse automatiche. I sindacati hanno registrato un’adesione del 70% per i lavoratori perugini e del 100% per quelli di Assisi nello sciopero volto a contrastare la decisione della multinazionale spagnola, proprietaria di entrambe le aziende operanti in Umbria.

L’interrogazione Dopo aver incontrato i dipendenti fuori dalla Regione, il consigliere Pd ha presentato un’interrogazione a risposta immediata sulla vertenza Saba-Sipa. «Il rischio – ha detto Leonelli – è che i dipendenti della multinazionale spagnola perdano salario e diritti». Nell’atto ispettivo rivolto alla Giunta di Palazzo Donini, Leonelli chiede «quali azioni intenda mettere in campo per sostenere i diritti dei lavoratori della Saba-Sipa nel corso di questa vertenza». Ricordando come l’azienda spagnola, che in Umbria conta più di 50 dipendenti, abbia già espulso dal proprio circuito produttivo un buon numero di lavoratori in diversi impianti d’Italia senza alcun tipo di ammortizzatore sociale. pPer il segretario del Pd occorre quindi che le istituzioni e la politica vigilino attentamente su questa situazione, «per evitare che decine di famiglie di nostri corregionali possano entrare in una fase di grave difficoltà economica, per altro già avviata della stessa disdetta unilaterale del contratto nazionale di lavoro da parte di Saba».
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