Perugia, urbanistica: «Abbattere il brutto»

Incontro alla sala della Vaccara sul futuro della città in relazione ai nuovi protocolli urbanistici

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Nel bel mezzo della dibattito sulla questione della ‘tutela ambientale’, lunedì 27 luglio nelle sale della Vaccara di Perugia si è parlato del nuovo protocollo di Parigi che dovrà proiettare la visione urbanistica delle città del futuro.

Perugia 2030 Il protocollo dovrà essere firmato entro la fine del 2015 e guarda all’urbanizzazione moderna, in controtendenza con il presente. Una volontà di rimettere in gioco anche le strutture decisionali dove al centro ritorna l’individuo che sappia partecipare alle politiche innovative basate «sulla concertazione tra pubblico e privato, sulla trasparenza e sulla condivisione con gli utenti. Il cittadino e l’impresa devono tornare, dunque, ad essere i soggetti su cui si basa lo sviluppo della città, in un nuovo rapporto con la pubblica amministrazione, meno burocratizzato e più partecipato».

Città nuova Problematica principale sollevata nell’incontro è la preoccupazione locale e nazionale riguardo il consumo del suolo. Emerge l’esigenza di una nuova politica di «rigenerazione urbana sostenibile»: concetto chiave che apre alle prospettive che Perugia ha cominciato ad immaginare, attorno ad una continua ricerca nel migliorare gli standard di vita di cittadini e turisti.

Centri Storici Città ‘smart’ e intelligenti che si riorganizzano su un piano sostenibile, mettendo in relazione informazioni e servizi, senza dimenticare l’importanza delle moderne periferie e del centro storico. «Sento spesso parlare di riqualificazione urbanistica – ha detto nel suo intervento il presidente della seconda commissione urbanistica, Cenci – ma non basta solo ristrutturare. Bisogna avere il coraggio di abbattere quelle brutte costruzioni realizzate nel periodo di massiccia espansione urbanistica e incentivare la costruzione di prodotti di qualità, esteticamente belli e che rispondano a criteri di armonia con l’ambiente. I cittadini devono amare il territorio in cui vivono e i quartieri devono rispondere a standard decorosi».

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