Perugina-Nestlé: «Occorre unità»

Per Marco Squarta, FdI, bisogna superare le divergenze per evitare la vendita di Rossana e Ore Liete e garantire l’occupazione. Interrogazione di Giacomo Leonelli alla giunta

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Le rassicurazioni non bastano. Sul piano presentato nei giorni scorsi dalla multinazionale per il sito di San Sisto la politica continua a nutrire molte perplessità circa il futuro della Perugina.

L’interrogazione Martedì prossimo, in consiglio regionale, tra le tante questioni l’aula di palazzo Cesaroni tornerà ad interessarsi delle sorti della Perugina. Ad interrogare la giunta, sul futuro della produzione delle caramelle Rossana e della pasticceria fine Ore Liete sarà il consigliere regionale Giacomo Leonelli. Ma nel dibattito interviene anche Marco Squarta, capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, convinto che istituzioni e sindacati debbano fare la propria parte, superando le divisioni, «per assicurare un futuro al polo produttivo, evitando la cessione dei marchi e salvaguardando i livelli occupazionali». A questo punto, il primo vero banco di prova sarà la discussione in aula.

Criticità Nonostante i 60 milioni messi in campo dalla Nestlè e i progetti di sviluppo prospettati per la fabbrica di San Sisto fanno temere per il futuro lavorativo degli 850 lavoratori a tempo indeterminato e 300 stagionali. Un piano, quello della multinazionale, che presenta «numerose criticità e che annulla la diversificazione della produzione concentrandola esclusivamente sul cioccolato» scrive in una nota Squarta. L’ultima, possibile, alternativa, per Squarta, è di mettere da parte ogni divergenza e tentare un approccio determinato, con lo scopo di evitare la cessione dei marchi Rossana e Ore Liete, «due marchi che rappresentano la storia della nostra città, della nostra regione e anche del nostro paese. Non è possibile recepire in maniera remissiva l’ipotesi della loro vendita».

Rossana e Ore Liete Circa la messa in vendita, la Nestlé non ha smentito né confermato. Quello che è certo, hanno spiegato i sindacati, è che l’azienda non è più interessata a quel tipo di prodotto che rappresenta appena il 2% del mercato e che non trova sbocco su quelli stranieri. «Pur apprezzando il fatto che la multinazionale sia disposta ad investire 60 milioni di euro in tre anni – prosegue Squarta – è necessario analizzare bene questi investimenti e capire la portata delle conseguenze della scelta aziendale di focalizzarsi sullo sviluppo di quote di mercato internazionale di marchi e prodotti dell’azienda legati al cioccolato, con particolare riferimento al Bacio perugina e alla scelta di focalizzare l’attività dello stabilimento di San Sisto sulla sola produzione di cioccolato». Una scelta rischiosa, questa, che andrebbe ad intaccare la diversificazione delle produzioni. «Altrettanto rischiosa potrebbe essere la scelta di puntare in modo eccessivo sull’innovazione tecnologica, strada che potrebbe portare ad una riduzione dei livelli occupazionali».

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