«Ho mentito perchè non avevo il coraggio di dire la verità alla madre di Davide. Ora vorrei morire io»

Assisi – Il 57enne Piero Fabbri, arrestato per l’omicidio di Davide Piampiano durante una battuta di caccia, è stato interrogato in carcere

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«Ho mentito perché mi vergognavo». Nella tarda mattinata di martedì, il 56enne Piero Fabbri – arrestato dai carabineri di Assisi per l’omicidio del 24enne Davide Piampiano durante una battuta di caccia al cinghiale alle pendici del Subasio – è stato interrogato dal gip di Perugia, Piercarlo Frabotta. L’udienza si è tenuta nel carcere di Capanne dove il muratore 57enne, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale, si trova ristretto dallo scorso 27 gennaio. A parlare per lui è il suo legale difensore, l’avvocato Luca Maori: «Il mio assistito ha spiegato che si è trattato di un tragico errore di caccia. Ha confuso la sagoma di Davide con quella di un cinghiale». Dalla GoPro indossata dal ragazzo, ferito a morte, è emersa quella verita che – diversamente da quanto dichiarato dal Fabbri che si sarebbe adoperato per costruirne una tutta sua, di verità, per sfuggire alle proprie responsabilità – ha portato gli inquirenti a chiederne ed ottenerne l’arresto per reati molto più pesanti dell’omicidio colposo. «Non ha chiamato il 118 – prosegue l’avvocato Maori – perché era sconvolto e non sapeva cosa fare, però ha allertato gli amici che hanno chiamato i soccorsi. Quindi non ha commesso alcun depistaggio e non sussiste l’ipotesi di omicido volontario con dolo eventuale. A nostro giudizio la fattispecie in linea con i fatti è quella di omicidio colposo aggravato». Secondo il legale, Piero Fabbri «ha mentito sulla dinamica perché si vergognava e non aveva il coraggio di dirlo alla madre di Davide. È stato un grosso errore». L’interrogatorio, definito dal legale «drammatico», si è protratto per circa due ore durante il quale il 57enne assisano «ha ripercorso tutti i fatti, ha pianto e ha detto: ‘avrei voluto morire io, vorrei morire perché lo consideravo come un figlio’». Ora spetterà al giudice decidere se confermare o meno il carcere, a fronte della richiesta di domiciliari avanzata dalla difesa.

«Ha nascosto le sue responsabilità anziché soccorrerlo»: 57enne in carcere per la morte di Davide Piampiano

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