Prestazioni non Covid da recuperare: «Sono solo il 10%»

Regione, aziende ospedaliere e sanitarie hanno fatto il punto della situazione per tutto ciò che non riguarda il virus: «Nella seconda ondata le attività sono sempre proseguite»

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Una conferenza stampa per fare il punto sulle attività ‘non Covid’ delle aziende ospedaliere di Perugia e Terni e di quelle sanitarie Usl1 e Usl2. Si è svolta lunedì ed ha visto la presenza dell’assessore regionale alla sanità Luca Coletto, del direttore regionale della salute Claudio Dario e dei quattro commissari: Marcello Giannico (azienda ospedaliera di Perugia), Pasquale Chiarelli (azienda ospedaliera di Terni), Gilberto Gentili (Usl Umbria 1) e Massimo De Fino (Usl Umbria 2).

SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON

Coletto e Dario

«Screening e visite, rimasto poco da recuperare»

«Un lavoro silente di smaltimento delle liste d’attesa – lo ha definito l’assessore Coletto -, condotto in collaborazione con i commissari delle quattro aziende e tutto il personale. Se in primavera abbiamo dovuto seguire quasi esclusivamente tutto ciò che era Covid, in questa seconda ondata abbiamo curato sia lo screening che le visite ambulatoriali. Per lo screening, a novembre abbiamo superato il 90% di adesioni. Per le visite, quelle specialistiche, abbiamo avuto un ottimo recupero nel corso dei mesi: ad oggi è rimasto indietro solo il 10% di quelle accumulate in fase di lockdown totale».

«Bravi con numeri dieci volte superiori alla scorsa primavera»

Per il direttore Dario «nella prima fase del virus c’è stato un blocco completo delle attività legato anche al fatto che non conoscevamo nulla del Covid-19, avevamo problemi di Dpi, gestione dei percorsi, modalità di isolamento. In questa seconda fase invece è cambiato che, oltre ad avere strumenti, conoscenze e tecnologie più adeguati, abbiamo potuto affrontare numeri enormi, ben superiori alla scorsa primavera, con risultati assolutamente soddisfacenti. Ciò anche in ragione del fatto che non c’è stato un lockdown come quello della prima fase, ma anche perché abbiamo potuto lavorare sui percorsi interni alle aziende, relativi alle attività condotte, che ci hanno consentito di non dover mai spegnere completamente il motore sanitario. Abbiamo mantenuto, pur negli stessi edifici, attività Covid e non, separandole in maniera chiarissima e sicura».

La situazione all’ospedale di Perugia

Il commissario del ‘Santa Maria della Misericordia’ di Perugia, Marcello Giannico, ha spiegato le azioni messe in atto negli ultimi due mesi. «Il Covid richiede un impegno maggiore rispetto alle degenze ordinarie ‘classiche’, anche in termini di risorse umane. Siamo comunque riusciti a garantire l’erogazione dell’attività ospedaliera, anche se con un passo ridotto rispetto alla fase pre pandemica, riuscendo counque a garantire gli stessi volumi per le attività ambulatoriali di tutte le specialità. Le 54 mila prestazioni sospese in fase di lockdown, con il piano che abbiamo attuato anche nei weekend ed in orari insoliti, ci ha portato ad avere solo 4.200 prestazioni da recuperare. Le attività chirurgiche hanno potuto contare anche sulle convenzioni già aperte in primavera con le case di cura e, gradualmente, stanno riprendendo, anche per la parte oncologica che è la più delicata».

Il quadro dell’ospedale di Terni

Il commissario del ‘Santa Maria’ di Terni, Pasquale Chiarelli, ha riferito alcuni dati specifici: «Ad oggi abbiamo ancora 370 prestazioni da recuperare su 13.371 rinviate fra febbraio e il 22 giugno scorsi. Il recupero era già iniziato dal 18 maggio e parliamo di attività ambulatoriale, strumentale e non. Quella chirurgica ambulatoriale è proseguita garantendo oltre il 70% di attività. Quella chirurgica ordinaria sta proseguendo e solo oggi sono in atto 19 interventi di cui 8 di chirurgia maggiore, oncologica e cardiochirurgica. Su questo vogliamo proseguire accrescendo ancora i numeri, con il supporto delle strutture delle Usl2 e Usl1 che ringrazio, ma anche delle strutture private accreditate che sono a Perugia e Spoleto. Ci rivolgeremo a loro solo per i pazienti residenti nel nord dell’Umbria che fanno comunque riferimento al nostro nosocomio».

L’azienda sanitaria Umbria 1

Il commissario della Usl1 Gilberto Gentili ha spiegato che «l’esperienza della prima ondata ha consentito di continuare ad offrire, specie per i soggetti fragili e cronici, attenzioni e risposte, in fase di screening, vaccini, ricoveri e parte chirurgica. Lo sforzo è stato notevolissimo e il personale ha risposto presente. Ci sono delle prestazioni inevase ma sono figlie del Covid: impossibile ad esempio chiamare a vaccinarsi coloro che hanno un positivo in casa. Non siamo stati più bravi di altri ma la collaborazione costruita con tutti, aiutandoci, è stata ed è fondamentale».

La situazione della Usl Umbria 2

Il commissario De Fino della Usl Umbria 2 ha rimarcato che «quando si parla di Usl, si parla di strutture che sono ospedaliere e di strutture che vanno verso il territorio, anche nelle case. Da noi ci sono 360 strutture sanitarie, oltre a Dea e ospedali. Nella seconda fase, rispetto alla prima caratterizzata da sospensioni estese, abbiamo mantenuto l’attività ordinaria e in più siamo andati a recuperare l’arretrato nei vari distretti della Usl2. Ricordo a tutti l’impegno sul territorio nella continuità delle cure a domicilio, che non si sono fermate anche in accordo con le Usca ed i medici di medicina generale e di continuità assistenziale. All’ospedale di Spoleto, ora Covid, sono andate avanti le attività ‘pulite’, non Covid, importanti perché garantiscono i livelli essenziali di assistenza ai cittadini. Tutto ciò per continuare a lavorare e garantire l’annullamento delle cosiddette prestazioni sospese: da 64 mila, ce ne restano da fare ancora circa 10 mila. Ma siamo fiduciosi che l’organizzazione in atto ci consentirà di abbatterle entro il 31 dicembre prossimo».

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