Rapinata in casa: tre 18enni e due minori in manette

Perugia – Utilizzato anche un coltello per minacciare la vittima, una donna dell’Ecuador. Azione in stile Arancia Meccanica

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Cinque arresti e una denuncia in stato di libertà. Questo l’esito di un’operazione dei carabinieri della Compagnia di Perugia a seguito di una rapina in casa a danno di una donna sudamericana avvenuta lo scorso 8 maggio in zona Ponte San Giovanni. Coinvolti tre 18enni e due 17enne italiani ed incensurati, tutti residenti in provincia. Il sesto è un altro minorenne. Si sono attivati in modalità Arancia Meccanica.

I provvedimenti

Il blitz è scattato nella mattinata di martedì per eseguire le ordinanze emesse dalla magistratura: l’accusa nei confronti degli indagati è di rapina aggravata in concorso. I tre maggiorenni sono finiti ai domiciliari, per i due minorenni c’è il collocamento in comunità in Toscana. L’operazione è stata condotta dai militari della stazione di Ponte San Giovanni in sinergia con la procura ordinaria e quella dei minorenni dopo il colpo effettuato in un’abitazione anche con l’utilizzo di armi.

La rapina e il modus operandi

I giovanissimi erano entrati in azione l’8 maggio a danno di una 43enne dell’Ecuador: la rapina era stata pianificata nel pomeriggio e alcuni di loro in tal senso avevano acquistato guanti, nastro isolante, fascette e bandana, mentre uno dei 18enni – tramite un sito internet per incontri sessuali a pagamento – aveva concordato l’appuntamento con la vittima. Una volta presentatosi nell’abitazione della donna alle 21.30 è stato raggiunto dagli altri complici grazie alle sue indicazioni: i ragazzi – spiega l’Arma – «si sarebbero appostati attendendo che l’altro, terminato il rapporto sessuale, aprisse la porta per andarsene, permettendo loro di fare ingresso». Uno dei minorenni ha poi immobilizzato la donna ed un altro, con l’utilizzo di un coltello, l’ha minacciata di stare ferma per consentire agli altri di rubare 450 euro, dieci paia di occhiali ed un telefono cellulare. Per la vittima non c’è stato bisogno di ricorrere alle cure mediche. I militari sono riusciti a chiudere il cerchio grazie all’utilizzo dei sistemi di videosorveglianza e da ulteriori accertamenti tecnici. A ciò si aggiungono testimonianze e riconoscimenti fotografici.

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