Rifiuti, l’Auri insiste: «Criticità da risolvere»

Il presidente dell’Autorità interviene alla conferenza sul progetto LIFE + EMaRES. «Il vero dato è quello sul recupero» e monta la polemica dall’osservatorio Borgo Giglione

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L.P.

Aumentare la quantità ma, soprattutto, la qualità dei materiali che vengono riciclati. E’ questo l’obiettivo del progetto LIFE + EMaRES cofinanziato dall’Unione europea i cui risultati sono stati illustrati venerdì mattina durante l’incontro che si è svolto a Magione, nel castello dei Cavalieri di Malta.

Betti Alla conferenza ha partecipato anche Cristian Betti, sindaco di Corciano e da pochi giorni presidente dell’Auri, l’Autorità unica per i rifiuti e il sistema idrico che andrà a sostituire i vari ambiti territoriali. «Dopo l’approvazione dei bilanci dei quattro ambiti l’autorità diventerà operativa sui rifiuti e l’acqua. Armonizzare e omogeneizzare un sistema che è ancora complesso e frammentato. Ci sono tanti gestori in una regione piccola, così come ci sono tanti modi di affrontare la questione della raccolta differenziata». Attraverso una ricognizione, che Betti ha già chiesto ai sindaci dei vari comuni degli Ati, la nuova Autorità cercherà di risolvere le criticità e portare l’intera regione a un’armonizzazione del sistema.

PARLA CRISTIAN BETTI (AURI) – IL VIDEO

Dialettica «Il tutto – spiega Betti – andrà affrontato con un rapporto serio e un continuo confronto con gli uffici regionali». Nessuna polemica, dunque, sul documento che porta la sua firma e in cui si chiedeva una dilatazione dei tempi,«ci sono delle criticità e lavoreremo per risolverle. Stante l’attuale situazioni di alcune realtà territoriali, con un ritardo marcato rispetto agli obiettivi giusti e legittimi che chiede la Regione, abbiamo detto che servirà più tempo soprattutto nella parte iniziale, cioè per il raggiungimento del 60% entro l’anno». L’obiettivo dell’Auri è conferire sempre meno rifiuti in discarica, puntare alla qualità e non solo alla quantità. Il dato importante, secondo Betti, è infatti quello relativo all’effettivo recupero del rifiuto, che indica che la differenziata viene fatta in maniera adeguata. Alcuni centri hanno già raggiunto l’obiettivo, altri sono più indietro. «Abbinare alle percentuali fissate dalla Regione anche la percentuale di recuperato che ci fa capire se siamo sulla giusta direzione».

Il progetto «Questa è la dimostrazione concreta – ha detto il professor Di Maria, del dipartimento di ingegneria dell’Università di Perugia illustrando le principali attività portate avanti dal progetto – di come le diversi componenti della società, pubbliche amministrazioni, università e aziende, possono collaborare per dare risposte concrete a problemi concreti come quello della gestione dei rifiuti». Al centro del progetto, infatti, non c’è la percentuale di raccolta differenziata, problematica che affligge la Regione tanto quanto i comuni più indietro, ma l’effettivo riciclo della materia. «Combinando insieme buone pratiche e tecnologie avanzate – ha detto Di Maria – il progetto dimostra come sia possibile raggiungere in tempi brevi percentuali di effettivo riciclo superiori al 64%».

‘Ricimobile’ Un esempio del progetto è quello che a Panicale ha portato avanti la Tsa, Trasimeno servizi ambientali, la società a capitale misto pubblico privato che opera nel ciclo integrato dei rifiuti e che è socia di Gest, che si è aggiudicata la gara d’appalto per la gestione dei rifiuti nell’Ati2 dell’Umbria. L’adozione della ‘Ricimobile’, un centro di raccolta attrezzato per la piccola tecnologia, come pile e cellulari, che ha fatto sì che tutta la cittadinanza si impegnasse in un progetto di ‘urban mining’, equiparando la raccolta differenziata ad un’attività estrattiva di grande rilevanza sia per l’ambiente che per l’economia, vista la presenza dei metalli presenti nei piccoli elettrodomestici.
Per la Gesenu, Roberto Damiano ha invece illustrato gli esperimenti, portati avanti nell’impianto di Ponte Rio, per l’estrazione di materia riciclabile mediante impianti di selezione meccanica avanzati. Pierluca Proietti, ha invece sottolineato come la Regione abbia recepito l’innovazione del progetto europeo nel piano regionale dei rifiuti approvato nel 2009 e modificato nei mesi scorsi alla luce della normativa nazionale ed europea. «Per questo – ha detto Proietti – l’assessorato regionale ha posto come obiettivi da raggiungere il 60% di differenziata nel 2016, il 65% nel 2017 e il 72,3% nel 2018».

Cittadini Ma intanto dall’osservatorio Borgo Giglione monta la polemica. Al convegno, dicono, a cui sono stati invitati solo come ‘muti ascoltatori’ «sono state presentate alcune pratiche locali innovative (in attesa di vedere pubblicati anche consuntivo analitico e concreti vantaggi per i cittadini e l’ambiente: il progetto prevedeva un finanziamento complessivo di un milione 352 mila euro con contributo UE di circa 657 mila euro). Un gran lavoro per rifare la faccia ai nostri Comuni, vista l’attuale immagine desolante dell’Umbria verde in tema di rifiuti: traguardi e programmi procrastinati di anno in anno, pratiche di prevenzione e riduzione sempre sbandierate e sempre da concretizzare, silenzio imbarazzato sulle percentuali di rifiuti faticosamente differenziati dai cittadini e finiti di nuovo in discarica, con conseguenti altissime bollette Tari».

 

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