Rischio sismico, Umbria non indenne

Il 49% dell’Umbria è soggetta a fenomeni di amplificazione sismica, il 20% delle strade e il 15% delle aree per l’emergenza sono suscettibili di problemi

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«L’Umbria, nelle attività di conoscenza, prevenzione e programmazione della gestione del rischio sismico, è assolutamente all’avanguardia nel panorama nazionale grazie al lavoro svolto dalla Regione insieme ai Comuni». Lo ha sottolineato, lunedì mattina, l’assessore regionale alla mitigazione del rischio sismico e geologico, Giuseppe Chianella, illustrando  risultati e strumenti nel corso di una conferenza stampa a palazzo Donini, alla quale sono intervenuti il direttore regionale il direttore regionale al governo del territorio e paesaggio e protezione civile, Diego Zurli e per il Servizio regionale geologico, Andrea Motti.

LO STUDIO PRESENTATO

rischio sismico (1) -1Chianella La Regione Umbria, ha spiegato Chianella, «è l’unica regione italiana, insieme alla Calabria, che ha approvato il programma di soccorso per il rischio sismico, per il quale attendiamo il recepimento formale del Dipartimento della Protezione Civile nazionale. Il programma contiene le modalità di intervento in caso di emergenza ed è stato possibile approvarlo poiché l’Umbria ha creato la mappa della pericolosità sismica locale per tutto il territorio regionale. I dati della pericolosità sismica locale – ha aggiunto Chianella – indicano che il 49% dell’Umbria è soggetta a fenomeni di amplificazione sismica a causa di diversi fattori geologici. Abbiamo investito, insieme ai Comuni, negli studi e nelle indagini dettagliate sul territorio per conoscere come reagiranno in caso di terremoto e, con un lavoro costante e certosino che è a buon punto, abbiamo arricchito la strumentazione che è a disposizione sia per la gestione delle emergenze sia per la pianificazione e la programmazione dell’uso del territorio».

Zurli-Motti Previsione dei rischi, prevenzione e programmazione, ha detto il direttore regionale Zurli. «sono gli aspetti che caratterizzano la qualità della moderna protezione civile, che mette in atto attività quali la microzonazione sismica e l’analisi della condizione limite per l’emergenza che consentono di dare risposte efficaci per contrastare e ridurre i rischi». Andrea Motti ha invece ricordato che «sono in corso approfondimenti di conoscenza del rischio mediante microzonazioni sismiche per le principali località abitate dei comuni insieme alla definizione dell’analisi per la condizione limite per l’emergenza per ogni Comune, strumento che permette di verificare che il sistema dell’emergenza funzioni quando necessario».

I dati Per i primi 24 Comuni umbri oggetto di indagini di microzonazione sismica collaudate, i dati indicano che nelle località abitate, il 10% delle aree sono stabili, l’81% sono soggette a fenomeni di amplificazione sismica nel caso di terremoti e il 9% delle zone sono su aree instabili per la presenza di terreni cedevoli o per frane. Nelle 133 località abitate dei 24 Comuni analizzati sono state individuate 911 zone a diverso comportamento in caso di terremoto.
I dati statistici riassuntivi per i primi 10 Comuni umbri con le analisi per la condizione limite per l’emergenza indicano che sono state compilate circa 700 schede per descrivere gli edifici strategici (quali municipi ed altri) in caso di emergenza, le varie aree d’emergenza e le strade di collegamento da utilizzare.

Le criticità «In Umbria – ha rilevato Motti – la situazione è migliore rispetto ad altre aree italiane poiché nessun edificio strategico risulta essere in zone interessate da instabilità, prevalentemente le frane, mentre mediamente circa il 15% ne è interessato in Italia. Le strade di collegamento per l’emergenza sono le infrastrutture maggiormente interessate da frane, circa il 20% a livello nazionale e anche l’Umbria è affetta da queste problematiche; anche le aree per l’emergenza hanno problemi poiché sono posizionate su zone instabili in circa il 15% dei casi. Circa il 75% degli edifici strategici, delle aree per l’emergenza e delle strade di collegamento sono ubicate su aree suscettibili di amplificazione sismica in caso di terremoti. Tutte le analisi e indagini collaudate permetteranno da subito ai Comuni di poter modificare le individuazioni degli edifici strategici e delle aree per l’emergenza che sono su zone instabili».

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