Salute mentale: «Strategie urgenti»

Perugia, la Scuola umbra ha promosso una conferenza ai fini della programmazione sociosanitaria

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Una conferenza programmatica a Perugia per dare impulso alla necessità di revisione e aggiornamento della rete regionale dei servizi legati alla salute mentale. È quella che ha promosso la Scuola umbra di amministrazione pubblica, venerdì 8 maggio, e a cui hanno partecipato oltre 200 persone tra operatori regionali del sistema sanitario, amministratori pubblici, soggetti del terzo settore e associazioni familiari.

I bisogni L’evento ha dato la possibilità di far emergere nuovi bisogni a cui il sistema sanitario e assistenziale vogliono dare risposte, cercando un contributo ai fini della programmazione sociosanitaria, in particolare del nuovo piano regionale che probabilmente sarà varato entro la fine di quest’anno dalla nuova giunta e dal nuovo consiglio regionale.

Gruppi di lavoro La giornata a Villa Umbra, aperta dai saluti di Alberto Naticchioni, amministratore unico della scuola, che ha visto anche la presenza della presidente della Regione, Catiuscia Marini, è stata scandita dall’operatività dei cinque gruppi di lavoro su aree strategiche, coordinati da operatori del sistema sanitario regionale e amministratori pubblici. Dieci i coordinatori: Roberto Quartesan e Maria Patrizia Lorenzetti, Gianfranco Salierno e Alberto Antonini, Patrizia Cecchetti e Carla Trampini, Elisabetta Rossi e Simonetta Antinarelli, Marco Grignani e Antonia Tamantini. Tra i partecipanti, inoltre, Emilio Duca e Gianni Giovannini, rispettivamente direttore regionale salute e coesione sociale e dirigente regionale programmazione sociosanitaria della Regione Umbria.

Giovani generazioni Oggi la frontiera della salute mentale coinvolge diversi aspetti, che riguardano anche le giovani generazioni, nell’uso di droghe o nelle problematiche del disturbo alimentare. «Le associazioni dei familiari – ha spiegato Stefano Notari, segretario dell’associazione Unasam di Terni – sono diventate un momento molto importante nel sistema della cura, della terapia e dei piani terapeutici individualizzati. Ci sentiamo primi attori e siamo disponibili a essere partner degli altri soggetti coinvolti, ovviamente nel nostro ruolo».

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