Salute: «Ottimizzare per prevenire meglio»

Tavola rotonda del Lions Club Terni Host, «per contribuire al miglioramento della qualità della vita nella nostra comunità, coinvolgendo cittadini e pubblici amministratori»

Condividi questo articolo su

‘Filosofia della prevenzione: salute del cittadino e ottimizzazione delle risorse’. Questo il tema della tavola rotonda organizzata dal Lions Club Terni Host, giovedì pomeriggio, nel Salone Bazzani del Palasì. All’evento, presentato dal dottor Paolo Sebastiani, presidente del club, hanno partecipato il dottor Gianni Giovannini, responsabile Area Prevenzione della Regione Umbria, il dottor Maurizio dal Maso, direttore generale Azienda Ospedaliera Terni, il dottor Imolo Fiaschini, direttore generale Usl Umbria2, il professor Gaetano Pagnotta, presidente della Società Italiana di Ortopedia Pediatrica, il dottor Giuseppe Donzelli presidente Ordine dei Medici della Provincia di Terni e il dottor Nando Minnella, capo della segreteria tecnica del Ministero della Salute.

Lo scopo dell’iniziativa era quello di «offrire un contributo alla riflessione individuale e collettiva su questi temi, favorendo il più elevato grado di consapevolezza possibile, per contribuire al miglioramento della qualità della vita nelle nostre comunità attivando una dinamica sociale positiva che coinvolga i cittadini e i pubblici amministratori in un circuito di azioni virtuose», ha spiegato Sebastiani.

Popolo più sano del mondo Ad aprire il tavolo è stato Minnella che ha spiegato come la recente ricerca di Bloomberg ha mostrato come il popolo italiano sia il popolo più sano del mondo. «Gli stili di vita – dice – sono fondamentali; abbiamo il cibo migliore del mondo nel senso che usiamo molti prodotti freschi e non in scatola, ma questo primato lo dobbiamo anche al nostro sistema sanitario che funziona molto bene. Però questo sistema sanitario universalistico e solidaristico viene messo in pericolo da fenomeni importanti come il cambio della struttura socio-demografica. Nel nostro paese ci sono sempre più anziani e se da un lato è un fenomeno positivo perché vuol dire che il sistema funziona, dall’altro vuol dire che ci si trova davanti la cronicità delle malattie. Non c’è modo di risolvere questa situazione però si possono pensare degli elementi: i sistemi informatici per la gestione del paziente, la prevenzione e l’innovatività dei farmaci e dei dispositivi medici. È vero che questi hanno costi elevati, ma dobbiamo anche considerare il risparmio che si avrebbe se una malattia come l’epatite C, può essere eliminata in un paziente giovane, piuttosto che curata con farmaci a vita».

La prevenzione «La prevenzione – spiega Giovannini – è un insieme di attività, azioni ed interventi attuati con il fine prioritario di promuovere e conservare lo stato di salute ed evitare l’insorgenza di malattie. La salute invece è una condizione dinamica di completo benessere psichico, fisico e sociale e non soltanto assenza di malattia. Ciò che caratterizza e unisce queste due entità è l’elevato grado di astrazione e di impalpabilità. Entrambe sfuggono facilmente alla nostra percezione ed alla nostra consapevolezza. La prevenzione quando funziona produce dei ‘non eventi’, cioè dei mancati casi di malattia, che sono destinati a non fare clamore e quindi a restare nel silenzio più profondo; mentre la salute quando c’è neanche ce ne accorgiamo perché è una condizione che viene data come scontata, soprattutto nei soggetti in età giovanile, pertanto molto spesso è destinata a non raggiungere la soglia dell’attenzione. I vaccini sono fondamentali per la prevenzione e per la salute perché fanno la magia: debellano per sempre la malattia».

Lavoriamo male Dopo il breve intervento di Fiaschini che ha ribadito i concetti spiegati da Giovannini e ha illustrato tutti i sistemi di prevenzione messi in campo dalla Usl in Umbria, la parola è passata a Dal Maso che ha spiegato che in realtà in Italia si lavora male, nel senso che le risorse sono ripartite in modo sbagliato. Se fondamentali sono i determinanti della salute, cioè i fattori la cui presenza modifica in senso positivo o negativo lo stato di salute di una popolazione, che sono alla base del sistema sanitario su questi si investe solo il 10 per cento, mentre il restante 90 per cento si investe sulle attività del sistema sanitario. «Come facciamo a essere così performanti?», chiede alla platea. «Il nostro è un sistema vecchio che non risponde più alle esigenze del cittadino. Partiamo dall’offerta anziché dalla domanda, continuiamo a essere iniqui… Anche la situazione del pronto soccorso è assurda: dovrebbe essere usato per le emergenze invece la maggior parte dei pazienti che vi si rivolge sono malati cronici che non trovano risposte altrove. Bisogna ragionare in termini di mercato. Quello che dà speranza è che pur lavorando male siamo primi, quindi non possiamo che migliorare. Però ci sono aspetti che non possiamo stressare: le riforme che si sta tentando di fare adesso andavano fatte 20 anni fa. Ora, invece, chi deve pensare a queste riforme si trova male perché chi le deve progettare si trova in un sistema malato che perdura da troppi anni e le risorse sono poche». 

Il futuro Le conclusioni sono state affidate a Barberini: «Non dobbiamo pensare al passato, facciamo anticipazioni sul futuro. È fondamentale la prevenzione nel nuovo modello della sanità. È importante avere consapevolezza, conoscenza e cultura. Non si possono fare degli interventi spot momentanei, vanno sperimentati, testati e applicati su tutto il territorio. Il piano di prevenzione regionale 2014-2018 prevede: vita da sani, nonni attivi, invecchiamento attivo e attività fisica in tutti i luoghi per la socializzazione e per la prevenzione». Ha poi invitato tutti a non rifiutare le iniziative di prevenzione. «Viene proposto lo screening alla cervice. Si è visto che dove non viene fatto lo screening l’aumento dei tumori è del 50 per cento. L’Umbria ha comunque risultati migliori rispetto alle altre regioni perché c’è la prevenzione pediatrica e l’invito a resistere ai fattori che condizionano la vita dei giovani, a praticare sesso sano, a non abusare di alcol e droghe. Poi c’è l’assistenza donna: dal pre-parto alla menopausa. Va ridisegnato il servizio sanitario perché è cambiato il contesto, la tecnologia e il modo di vivere. Prima c’era una visione ospedalocentrica, ora bisogna far comprendere ai cittadini che bisogna puntare su tre pilastri: prevenzione, cure primarie e medici di medicina generale che dovrebbero aprire i loro ambulatori in continuità per 12 ore al giorno».

Le farmacie Barberini ha parlato anche delle farmacie: «Avranno un ruolo diverso perché saranno presidi e consultori. Diversa sarà l’organizzazione degli ambulatori pediatrici e tutto questo supporterà il numero degli ospedali che andranno ridimensionati. Ci sarà più domiciliarità e più residenze sanitarie assistite».

 

 

 

 

 

 

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli