È impossibile ringraziare uno a uno tutti coloro che in questi giorni non semplici mi hanno tributato parole d’affezione e di riconoscimento per i 16 anni trascorsi a Gubbio, prima da giocatore, poi da dirigente, quindi da tecnico delle giovanili e infine da mister della squadra maggiore.
Non posso far finta di nulla su quanto è accaduto, sulle reazioni emotive, sia personali, sia di tantissima gente di Gubbio, tifosi meravigliosi, che mi hanno emozionato con le loro parole, i loro messaggi, le loro testimonianze d’affetto. Sono orgoglioso e felice di aver dato loro sedici anni di amore.
E non posso cancellare 16 anni e tutte le persone che hanno lavorato, gioito, sofferto accanto a me in un solo minuto, tanto è bastato per dirmi che la storia era finita. Si dirà, il calcio è questo. Mi piace ricordare la chiamata alle armi dello scorso campionato. C’ho messo la faccia per amore di questi colori. Non era facile, tutt’altro, centrare la salvezza.
E lo abbiamo fatto quando la serie D era dietro l’angolo. Poi ho pensato. Il destino targato rossoblù mi vuole su questa panchina, è la mia storia, è il mio percorso. Un destino che richiedeva magari maggior tempo per un progetto sul quale credevo.
E in fin dei conti la squadra è in linea con gli obiettivi della stagione (e con un pizzico di buona sorte potevamo essere anche oltre…), al momento salva e tra i primissimi posti per minutaggio dei giovani impiegati. Mi tornano in mente gli anni da calciatore dove di questi momenti pallonari difficili ne abbiamo passati e superati con unità d’intenti, sacrificio, umiltà e condivisione. Questa volta non è stato possibile. Tutto è finito all’improvviso, troppo all’improvviso.
Cari tifosi, ora non mollate. I ragazzi hanno bisogno del vostro sostegno e sono sicuro che non vi deluderanno e raggiungeranno l’obiettivo della società. Voglio ringraziare la nostra curva, il nostro cuore pulsante, la nostra forza che ci ha spinto a gettare il cuore oltre e a scalare ogni montagna con orgoglio e passione. Porterò per sempre nel cuore questa città, tutte le persone che anche per un solo istante mi hanno regalato qualcosa.
Il vostro Alessandro Sandreani