Sangemini, Fioroni: «Attenzione massima»

L’assessore regionale ha risposto alle preoccupazioni di Paparelli e Bori (Pd): «L’accordo del 2018 rimane il punto di riferimento»

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Mentre dalla proprietà ancora non arrivano aggiornamenti ufficiali, la situazione di Sangemini e Amerino è tornata alla ribalta in Regione, dove martedì, nella sessione di question time dell’assemblea legislativa, i consiglieri Fabio Paparelli e Tommaso Bori (Pd) hanno chiesto di conoscere quali provvedimenti la giunta intenda adottare per tutelare l’occupazione ed assicurare la strategicità dei siti produttivi. A loro ha risposto l’assessore allo sviluppo economico Michele Fioroni: «L’attenzione sul tema è altissima – ha detto -, attendiamo di conoscere i piani dell’azienda».

I timori degli esponenti democratici

Illustrando l’atto in aula Paparelli ha espresso «preoccupazione per il protrarsi della vertenza riguardante i lavoratori questi due marchi storici del panorama delle acque minerali umbre e, in particolare per il linguaggio criptico utilizzato al termine della riunione svoltati il 12 febbraio presso la Regione». «Riteniamo fondamentale – ha continuato – richiamare la proprietà al rispetto degli accordi intercorsi nel 2018, tra Regione e la società Ami spa in cui veniva richiamato un vincolo di mantenimento occupazionale, a fronte di un programma di riorganizzazione aziendale e di 20 milioni di investimento teso a riposizionare gli stabilimenti di Sangemini e Amerino sul mercato, sostanzialmente mai partito. Peraltro, a quanto risulta, le scarse iniziative ad oggi messe in campo dall’azienda in relazione all’accordo raggiunto, sono state di fatto finanziate attraverso la cassa integrazione accettata dai lavoratori. La Regione Umbria è il soggetto titolare di una concessione di attingimento di acque pubbliche rilasciata nel 2015 e valida fino al 2024, che è strettamente connessa al mantenimento occupazionale di tutto il personale in forza, a tempo indeterminato».

Fioroni attende notizie dalla proprietà. «Poi decideremo»

L’assessore allo sviluppo economico Michele Fioroni nella risposta ha sottolineato che «l’accordo sottoscritto rimane l’elemento di riferimento, anche se non è stato del tutto attuato». «Vorremmo capire – ha proseguito – le prospettive future anche del tavolo che si è aperto a livello nazionale. A inizio febbraio abbiamo fatto un incontro con i sindacati aziendali dal quale sono emerse alcune criticità: dei 20 milioni di investimenti previsti dall’accordo non ne sono stati fatti più di 5. Il riposizionamento sul mercato non c’è stato. I sindacati nazionali si sono dati appuntamento nel giro di 15 giorni per ascoltare le comunicazione della proprietà. L’operazione Sangemini, infatti, si inserisce sul tavolo nazionale che riguarda la ristrutturazione del debito di un grande gruppo. In questa fase è giusto aspettare e capire cosa verrà comunicato al tavolo nazionale dalla proprietà in termini occupazionali e di investimenti. Solo dopo decideremo quali strumenti mettere in campo. Siamo in contatto con i sindacati aziendali e con le sigle nazionali. La nostra soglia di monitoraggio – ha concluso l’assessore – è massima».

Sindacati nazionali scrivono al Mise, giovedì sit-in a Terni

Martedì, intanto, le segreterie nazionali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil hanno scritto al sottosegretario allo sviluppo economico Alessandra Todde e al vice capo di gabinetto del ministro, Giorgio Sorial, per sollecitare la convocazione di un incontro urgente in merito allo stato del gruppo Ami. Mercoledì mattina alle 12 è atteso invece il tavolo convocato a Terni dal prefetto Emilio Dario Sensi, che sarà accompagnato da un sit-in dei lavoratori organizzato dai sindacati del settore sotto al palazzo del Governo di viale della Stazione.

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