Sanità: la Regione vara il piano per recuperare entro luglio le 74 mila prestazioni arretrate

Delibera della giunta regionale con nuovi fondi a disposizione delle aziende, indicazioni su esami, prescrizioni e presa in carico

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La giunta regionale ha deliberato mercoledì il ‘Piano operativo straordinario di recupero delle liste di attesa’, con l’obiettivo – spiega una nota – «abbattere le prestazioni sospese e contenerle in futuro».

«Un problema annoso e che riguarda tutti»

«Gestire le liste di attesa – afferma la Regione Umbria – rappresenta una sfida per tutti i servizi sanitari regionali ed attese significative sono presenti in Umbria da anni, tanto che in passato sono stati adottati molteplici provvedimenti tesi a contenere proprio i tempi di attesa. Lo stato di emergenza Covid, che ha colpito la nazione ad inizio 2020, ha certamente acuito il problema. Le crisi epidemiche che si sono susseguite, infatti, hanno portato ad adottare misure volte al contenimento della diffusione virale tra cui la sospensione di tutte le attività programmabili, la garanzia delle attività indicate come non procrastinabili e l’adozione di procedimenti di sicurezza che hanno visto come risultati l’aumento dei tempi delle singole prestazioni».

I numeri: «74 mila prestazioni arretrate da smaltire entro il 31 luglio»

«A fine aprile 2022 – prosegue la Regione – terminata l’emergenza, le prestazioni in sospeso erano circa 76 mila mentre oggi risultano circa 74 mila. Occorre quindi abbattere lo stock di prestazioni accumulate, gestendo nel contempo le nuove richieste della cittadinanza. La delibera odierna ha il duplice scopo da un lato di smaltire entro il prossimo 31 luglio le prestazioni in sospeso e dall’altro di mettere in campo una serie di azioni per evitare futuri percorsi di tutela ed assicurare di conseguenza prestazioni rapide sulle nuove richieste».

I fondi disponibili e gli obiettivi

«Nello specifico, per il primo obiettivo la Regione mette a disposizione il finanziamento aggiuntivo per l’Umbria, che ammonta a circa 5,3 milioni di euro, ai quali si sommano altri 1,6 milioni già presenti nei bilanci delle aziende ospedaliere e sanitarie, proprio al fine di smaltire le 74 mila prestazioni. Le aziende andranno infatti a trasmettere alla direzione regionale una tabella contenente le prestazioni in questione al fine di pianificare il loro smaltimento entro il 31 luglio 2023, anche attraverso l’eventuale coinvolgimento di strutture convenzionate. Il secondo obiettivo è quello di non creare nuovi percorsi di tutela o al massimo di effettuare le prestazioni entro una o due settimane dal momento della richiesta del paziente».

Le misure nel concreto

Il tutto attraverso una serie di attività: «Offrire un’offerta ampliata basandosi sul numero delle prestazioni che oggi vanno ad alimentare i percorsi di tutela, salvando, quando possibile, il principio di prossimità rispetto alla residenza del richiedente. Prevedere l’utilizzo dei macchinari per gli esami per minimo per 12 ore al giorno nei giorni feriali (8-20) e con programmazione anche di apertura serale (almeno una alla settimana) e nei giorni festivi (almeno due domeniche al mese). Attivare l’overbooking che, con l’offerta ampliata in maniera corretta, diviene residuale e permette il recupero tempestivo delle prestazioni. Attivare la presa in carico da parte degli specialisti così da prescrivere le prestazioni di approfondimenti/completamento diagnostico senza che il paziente sia rinviato al medico curante. Monitorare costantemente l’offerta dei primi accessi e dei secondi accessi (esami successivi) per riallineare l’offerta al recupero dei posti disponibili. Revisione dell’ambito di riferimento per gli over 65 e i pazienti fragili che sarà attivato a livello distrettuale e non più regionale. Inoltre, attraverso ulteriori attività specifiche sia da parte degli specialisti che della governance, ci si prefissa di aumentare l’appropriatezza delle prescrizioni. Parallelamente alle prestazioni specialistiche ambulatoriali – conclude la Regione Umbria – nella delibera si indica come ottimizzare anche il governo delle liste di attesa chirurgiche attraverso strategie simili a quelle indicate per le prestazioni ambulatoriali e l’ottimizzazione dell’utilizzo delle sale operatorie».

Le bordate delle opposizioni in Regione

Critiche le opposizioni in consiglio regionale rispetto a quanto deciso dalla giunta. I consiglieri Fabio Paparelli, Simona Meloni e Michele Bettarelli (Pd), Thomas De Luca (M5s), Vincenzo Bianconi e Donatella Porzi (Gruppo misto) lo definiscono un «piano inadeguato e pieno di incongruenze che non appare all’altezza della situazione e della necessità di intervenire in un settore di estrema rilevanza per tutti i cittadini umbri. Migliaia di prestazioni sanitarie e di cittadini – affermano – attendevano un segnale di discontinuità e il superamento dell’inerzia dimostrata fino ad oggi. Aspettative che la presidente Tesei e l’assessore Coletto hanno nuovamente deluso». Per gli esponenti dell’opposizione il provvedimento dell’esecutivo regionale è solo «un ‘piano fuffa’, con zero assunzioni, che prevede una sola apertura feriale serale contro le sette aperture previste dal piano del 2019, mai attuato dall’attuale giunta. Mancano interventi sull’intramenia e sul modello organizzazione, non c’è alcuna integrazione tra aziende, non sono previste tempistiche precise per l’erogazione delle prestazioni. Non viene riformato il sistema del Cup regionale, che ha dimostrato di non funzionare, e non tiene in considerazione in modo concreto il principio di prossimità nell’erogazione delle prestazioni ad anziani e fragili. Il piano è poi carente dal punto di vista degli investimenti sui macchinari e sulle tecnologie e sulle indicazioni relative all’appropriatezza delle prescrizioni. Si torna inoltre indietro sulle prese in carico dei pazienti cronici che necessitano di controlli e diagnosi periodiche. L’unico provvedimento, peraltro controverso e da verificare rispetto ai tetti imposti dalla legge Monti, sono i fondi aggiuntivi per i centri privati convenzionati, che evidenzia il fallimento della sanità pubblica. Deve essere inoltre evidenziato che il privato convenzionato è passato negli ultimi tempi dall’erogare il 70% di prestazioni convenzionate al 20%, con l’80% a pagamento, e questo dimostra la crescente sfiducia degli umbri nel sistema sanitario pubblico: chi se lo può permettere si allontana e chi non ha disponibilità economiche rinuncia direttamente a curarsi». Per Paparelli, Meloni, Bettarelli, De Luca, Bianconi e Porzi è evidente «l’inadeguatezza delle misure adottate dalla giunta anche in relazione al piano approvato nel giugno 2019 e mai attuato dalla destra al governo. Piano che prevedeva 10 punti qualificanti e assunzioni che impattavano sui tempi massimi di attesa per le prestazioni ambulatoriali (30 giorni per le visite e 60 giorni per esami strumentali) e per i tempi di ricovero (con classi di priorità), così come sulle azioni per l’utilizzo ottimale di strutture e apparecchiature (con l’apertura degli ambulatori specialistici fino alle 22 nei giorni feriali ed il fine settimana). Misure specifiche riguardavano inoltre l’appropriatezza delle prescrizioni e dei ricoveri, la presa in carico dei malati cronici, l’adeguamento del sistema Cup regionale e il potenziamento dei servizi per la gestione delle prenotazioni e dei flussi informativi da parte delle aziende sanitarie, con la previsione di bloccare, in caso di necessità, le visite intramoenia. Interventi finanziati con 6,4 milioni di euro di risorse regionali che dovevano essere utilizzate anche per l’impiego di nuovo personale e allo svecchiamento del parco delle apparecchiature diagnostiche. Non essendo in grado neppure di attuare degli interventi già previsti – concludono i consiglieri della minoranza – Tesei e Coletto hanno preferito alzare una cortina di fumo per mascherare il fallimento delle scelte di politica sanitaria ed il progressivo degrado di una sanità pubblica che, una volta di più, dimostrano di non conoscere e di non avere a cuore».

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