Santopadre si sfoga: basta sospetti e offese

Il presidente del Perugia, amareggiato dalle polemiche nate sui social, minaccia querele: «Come fanno a dire che ci siamo venduti il derby?»

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Un fiume in piena: è successo qualcosa nelle ultime settimane che ha fatto rompere le cateratte e fatto riversare in sala stampa una cascata di parole, considerazioni e commenti, a reazione rispetto a quanto sta succedendo negli ultimi mesi nei gruppi social frequentati dai tifosi biancorossi. C’erano Santopadre e Goretti, ma in pratica ha parlato solo il presidente, per la prima volta fogli alla mano, segno che quanto diceva era stato meditato a lungo. E segno che voleva evitare di uscire fuori dal seminato. Da questo momento si cambia – nel modo di comunicare – e lui evidentemente ha voluto dare il buon esempio.

SANTOPADRE UN FIUME IN PIENA CONTRO IL CHIACCHIERICCIO SOCIAL – VIDEO

Santopadre e Goretti scuri in volto

Troppe chiacchiere inutili Si parte rivendicando la bontà del lavoro svolto e difendendo una stagione in cui il Perugia resta in corsa per l’obiettivo, nonostante i tanti problemi che ha dovuto affrontare (dalla crisi di ottobre ai furti nello spogliatoio), ma si capisce subito dove vuole andare a parare: «Come si fa a dire che io non voglio andare in serie A? Come si fa a dire che questi ragazzi non vogliono andare in serie A? Che si vendono le partite, che sbagliano apposta? Sono offese che umiliano la professionalità e l’impegno che tutti noi mettiamo in questa impresa». Il riferimento è al chiacchiericcio che fin dall’inizio della stagione disturba il Perugia favorendo il serpeggiare fra i tifosi e nell’ambiente di versioni fantasiose prima sul calo di ottobre e poi, più di recente, sulle ultime prestazioni non esaltanti della squadra di Breda.

IL PRECEDENTE AD OTTOBRE: ANCORA UNA VOLTA ACCUSE AI SOCIAL – VIDEO

Diamanti e Cerri mortificati Tutto sarebbe rimasto nell’ambito circoscritto dei social se le dicerie non fossero assurte al rango di notizia nel corso del postpartita di Ascoli, nella zona mista del Del Duca, costringendo di fatto la società a prenderne atto pubblicamente e a intervenire. Ma è vero anche che da mesi il presidente si stava trattenendo. Ed ora è esploso: «Ci ho provato a ignorare le voci – ha detto Santopadre – ma purtroppo si sono moltiplicate anziché affievolirsi e mi sono visto obbligato a venire qui oggi a chiarire la posizione della società». Pare che negli ultimi giorni alcuni giocatori – in particolare Diamanti e Cerri – si siano lamentati di aver letto e sentito certe cose. Santopadre parla in particolare di Alino: «Lui il Perugia potrebbe comprarselo – dice il presidente – ma vi pare che a fine carriera e con tutti i soldi che ha e dopo aver rinunciato ad uno stipendio che poteva essere decuplicato in altre realtà, gli viene in mente di vendersi il derby? Lui non sa manco dove sta Terni».

Il ‘caso’ Del Prete Una posizione per la verità talmente ovvia che sarebbe quasi superfluo parlarne, se non fosse, appunto, che nei gruppi di tifosi si rincorrono e si propagano voci su scarso impegno e scarso interesse, fino ad entrare nell’ambito della sfera personale, che in questa stagione ha toccato più di un componente della rosa. E per la prima volta Santopadre parla liberamente, facendo nomi e cognomi: «Lorenzo Del Prete ad un certo punto della stagione è andato a Barcellona a sue spese per fare delle terapie eppure qui a Perugia c’era chi ironizzava sulla sua assenza dalla città, entrando in questioni personali. Io devo giudicare i giocatori per ciò che danno sul campo e prendo atto che nel 2018 Del Prete ha dato la sua disponibilità a cambiare ruolo diventando uno dei migliori centrali difensivi della categoria».

«Samuel mi ha fatto piangere» Un passaggio anche sulla mancata cessione di Samuel Di Carmine, utilizzata da Santopadre come cartina di tornasole per dimostrare due cose fondamentali: che lui vuole andare in serie A e che lo vogliono i giocatori, che dimostrano di essere attaccati ai colori biancorossi. «Di Carmine – ricorda Santopadre – lo abbiamo trattenuto rinunciando a tre milioni di euro e il ragazzo ha rifiutato uno stipendio triplo rispetto a quello che prende al Perugia. L’ultimo giorno di mercato mi ha chiamato e mi ha detto che non voleva andare via perché era sicuro che saremmo andati insieme in serie A. Una cosa toccante che ha fatto commuovere entrambi. Abbiamo pianto insieme al telefono».

Quello di Leali solo un errore Un passaggio anche sull’errore di Leali in occasione del primo pareggio dell’Ascoli, al Del Duca: «Normale dire che Leali ha sbagliato un intervento, che ha fatto un’uscita avventata. Non è normale dire ha sbagliato apposta, non è normale dire che ci vendiamo le partite, che non vogliamo andare in serie A».

Il valore della A «Ma avete o no idea di cosa significhi per una società andare in serie A? Aumentano gli introiti, aumenta il prestigio, abbiamo finalmente la possibilità di rifare lo stadio. Un sogno che coltiviamo da 4 anni e che non riusciamo a raggiungere arrivando sempre vicinissimi all’obiettivo». Fra le mani Santopadre stringe un foglio su cui sono appuntati le statistiche degli ultimi campionati: il Perugia è la squadra (fra quelle che sono rimaste in B in questo periodo) che ha fatto più punti. Basterebbe questo a dimostrare la bontà del lavoro svolto dalla società. Un concetto su cui torna anche Goretti, ricordando che il Grifo ha fatto 244 punti ed è la prima fra le non promosse. Ma ricordando anche che una società come il Perugia può ambire ad un innalzamento di introiti fra i 25 e i 30 milioni di euro nella massima serie, avendo la possibilità di attirare fondi anche per rifare lo stadio. Assurdo quindi anche solo ipotizzare che ci possa essere un intendimento diverso a Pian di Massiano.

Nella mattinata di martedì 1 maggio la presentazione della partita, con convocati, dichiarazioni e probabili formazioni

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