Tanti in Cattedrale per salutare Silvana

Città di Castello, l’addio a ‘mamma coraggio’ morta dopo una lunga lotta contro il cancro

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In tanti hanno voluto salutare per l’ultima volta, Silvana Benigno, ‘mamma coraggio’, simbolo della lotta contro il cancro e la sensibilizzazione alla ricerca, che venerdì scorso, all’età di 50 anni, si è dovuta arrendere dopo aver combattuto una battaglia esemplare che lascia un segno indelebile in tutti coloro che l’hanno conosciuta ed apprezzata per le sue straordinarie doti umane e il sorriso contagioso.

Chi c’era

Ai funerali, concelebrati questo pomeriggio, dal vescovo tifernate, monsignor, Domenico Cancian e dai sacerdoti, Don Antonio Ferrini, Don Paolino Trani e Don Alberto Gildoni, nel duomo di Città di Castello, tanti amici e conoscenti, commossi e increduli, si sono stretti in un affettuoso abbraccio ai familiari, al marito, il giornalista de La Nazione Fabrizio Paladino, alla figlia Federica, alla mamma di Silvana, la signora Vincenza affiancata dai fratelli, Giuseppe, Vincenzo, Maurizio, Rosalia, Margherita e Daniela. Presenti alla cerimonia funebre anche i sindaci di Città di Castello, Sangiustino e Citerna, Luciano Bacchetta, Paolo Fratini, Enea Paladino, con i rispettivi gonfaloni ed in rappresentanza del comune di Sansepolcro, l’assessore Paola Vannini, gli onorevoli, Walter Verini, Riccardo Augusto Marchetti e numerosi altri rappresentanti istituzionali a voler suggellare la vicinanza e la gratitudine delle istituzioni per la battaglia e le tante iniziative che Silvana ha condotto sempre a testa alta in favore della ricerca ed il sostegno alla Fondazione dello Ieo (Istituto Europeo Oncologico) di Milano e alle altre strutture sanitarie e scientifiche a livello regionale e nazionale.

L’omelia del Vescovo

«Silvana Benigno – ha esordito il vescovo Cancian aprendo l’omelia – è stata chiamata giustamente ‘mamma coraggio’. Ci sta. Primo, perché con molto affetto e dedizione ha svolto la responsabilità di figlia, moglie e mamma (vent’anni fa si sposava proprio qui in duomo con il suo Fabrizio). Lei, insieme al marito e alla figlia, hanno realizzato una famiglia unita nell’amore… in questi tempi non facili. Secondo, perché ha affrontato con molta determinazione fino all’ultimo respiro una lotta davvero coraggiosa contro il male, accettando tutte le dolorose cure col sorriso che le è rimasto impresso nel volto anche dopo la morte. La voglia di vivere l’ha sorretta anche nelle condizioni di grave sofferenza. Terzo, perché si è dedicata con tutte le sue forze alla raccolta fondi per l’istituto oncologico di Milano che si occupa di ricerca contro il cancro, per prevenirlo e guarirlo. Ha realizzato per questo – ha proseguito il vescovo – tante iniziative che testimoniano grande attenzione per alleviare e togliere agli altri le sofferenze che lei ha portato per diversi anni. E questo coinvolgendo altre persone che hanno condiviso quest’opera davvero encomiabile, come ad esempio Leonardo Cenci di Perugia. Tutto col sorriso caldo di origine siciliana».

Il ricordo del marito di Silvana

«Tutto è iniziato qui – ha ricordato il marito Fabrizio – al Duomo di Città di Castello, poco meno di 20 anni fa: lo avevi scelto tu, la prima volta che eri arrivata qui. Mi avevi detto: voglio che sia lo scenario per il nostro matrimonio. Lo so io il perché. Ti eri fatta una promessa. Ora, qui, nulla finisce: il nostro percorso andrà avanti per sempre. Perché la nostra storia, come disse un mio maestro del giornalismo, è davvero una storia straordinaria. Ci siamo conosciuti per caso e tu, dalla Sicilia, sei arrivata quassù perché, quando ti mettevi in testa un’idea, nulla poteva farti tornare indietro. Da quel giugno del 1998 la nostra vita è cambiata, evidentemente in meglio: in poco più di due anni è arrivato il matrimonio e, pochi mesi dopo, Federica. Insieme, ce l’abbiamo messa tutta. Tu col sorriso, con la forza, il coraggio, col messaggio che hai dato a tutti quelli che soffrono nell’avere a che fare con questa malattia. Lo hai fatto fino in fondo meritandoti di ottenere anche una delle più alte onorificenze della Repubblica Italiana. Ora sì, sei il mio Cavaliere che, lassù, sono convinto, non mancherà di seguirci. Ti ho sentito bene, anche se lo hai detto con un filo di voce quando il prefetto ti ha consegnato la nomina pochi giorni fa: “Ho lottato tanto…”. Hai lottato tanto, lo hai fatto per te, per noi, per la gente che soffre e che non reagisce, per quelli che si chiudono, che stanno da soli nell’affrontare le avversità. Ti prometto che oggi non finisce nulla di questi oltre 20 anni».

Silvana non ce l’ha fatta, addio alla mamma coraggio

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