Terapia del dolore, Terni all’avanguardia

Nuovo riconoscimento per l’ospedale ‘Santa Maria’: Stefano Coaccioli, direttore della clinica medica reumatologia e terapia medica del dolore, nominato presidente dell’Aisd

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Due anni fa – era il 2016 – arrivò la certificazione europea dall’European league against pain e ora per l’ospedale ‘Santa Maria’ di Terni, in merito alla clinica medica di reumatologia e terapia medica del dolore, è arrivato un nuovo riconoscimento: al professore Stefano Coaccioli, il direttore, è stata assegnata la presidenza dell’Associazione italiana per lo studio del dolore in occasione del 41° congresso nazionale dell’Aisd. 

Stefano Coaccioli

Il premio Il riconoscimento giunge al termine di un percorso nel quale sia il ‘Santa Maria’ che Coaccioli – è anche direttore del dipartimento di medicina e specialità mediche e delle cattedre di medicina interna, semeiotica medica e medicina del dolore dell’università di Perugia – hanno segnate tappe di rilievo nella lotta al dolore: spiccano in particolar modo il primo ‘Codice etico per il dolore’ al mondo, pubblicato nel 2012 sull’European journal of pain, la prima indagine epidemiologica sul dolore cronico realizzata in Italia (2014, il ‘Narni pain study’) e l’organizzazione del primo ‘Pain day’ a Terni. «Insieme all’impegno – ha sottolineato il direttore generale dell’ospedale di Terni, Maurizio Dal Maso – profuso do Coaccioli, il riconoscimento premia l’ospedale ternano nel suo complesso, che è impegnato da anni nel combattere la sofferenza fisica acuta e cronica. Un ruolo, quello svolto dal nostro ospedale nella lotta al dolore, che è stato evidenziato anche nel congresso romano che ha formalizzato la presidenza di Coaccioli».

Il percorso verso la realizzazione di un ‘Ospedale senza dolore’ è iniziato a Terni pochi decenni fa con l’ambulatorio di reumatologia e terapia medica del dolore, seguito dal dottor Luca Di Cato, e poi con l’ambulatorio di terapia del dolore nella struttura di anestesia e rianimazione diretta dalla dottoressa Rita Commissari, arricchito lo scorso anno con un innovativo trattamento del dolore cronico che utilizza la radiofrequenza a luce pulsata. «Nel 2014 – specifica il ‘Santa Maria’ – è stata poi messa a regime la partoanalgesia, che in poco meno di due anni ha superato gli obiettivi ministeriali festeggiando quasi il 50% dei parti in analgesia, e nel 2016 è stato istituito il Comitato ospedale-territorio senza dolore (legge 194 del 2001), e sono stati attivati anche la procedura di rilevazione del dolore in tutti i pazienti ricoverati (legge 38 del 2010) e il monitoraggio e Ia terapia del dolore post-operatorio».

Cambiamento culturale Coaccioli ha messo in evidenza che si tratta di «tappe importanti che testimoniano un cambiamento culturale che ha trasformato l’approccio del medico e il concetto di cura. Un dolore non rilevato e non trattato compromette tanto la qualità della vita quanto il percorso di cura, riducendo la tolleranza ai trattamenti e provocando depressione, complicanze sistemiche ed isolamento sociale». Si definisce ‘cronico’ quel dolore che dura più di tre mesi, nonostante una terapia adeguata, e secondo l’Istat ne soffre circa il 26% degli italiani, cioè una persona su quattro, ma il dato sale al 50% tra gli over 70, con le donne attestate a quota 80%.

Le azioni «È soprattutto nell’ambito del dolore cronico — ha concluso Coaccioli – che ora vanno orientati gli sforzi della sanità pubblica. La sofferenza derivante dai dolori cronici, infatti, aumenta proporzionalmente all’aumento dell’aspettativa di vita e della cronicizzazione di patologie invalidanti che sono sempre più compatibili con la vita ma costringono molti pazienti a vivere con un dolore che non passa mai. Basta pensare alle principali condizioni tipiche del dolore cronico come il dolore oncologico, il dolore da osteoartrosi e di artrite reumatoide, le lombalgie, la cefalea e l’emicrania, le sindromi miofasciali e la fibromialgia, la nevralgia del trigemino, e la neuropatia diabetica». Non soffrire è un diritto che in Italia è sancito anche dalla legge n. 38 del 2010, che garantisce l’accesso alle cure palliative e in generale alle terapie del dolore nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza. «Tuttavia ancora oggi troppe – termina l’ospedale – persone non soltanto non conoscono questa legge ma continuano a soffrire inutilmente per la diffusa erronea opinione che il dolore rientri in qualche modo nel percorso diagnostico e terapeutico della malattia. Nell’ospedale di Terni, invece, il dolore è stabilmente monitorato e inserito come parametro vitale all’interno della cartella clinica che è ormai digitalizzata in quasi tutti i dipartimenti».

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