Terni, conto ‘svuotato’: bancario alla sbarra

Imputato un 54enne ex dipendente Unicredit. Vittima un ultraottantenne ternano. Ad accorgersi dell’ammanco i nipoti dell’anziano

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di F.T.

In quell’impiegato – i contatti, quando si recava allo sportello, li aveva quasi sempre con lui – riponeva la massima fiducia. E per lungo tempo, in effetti, non c’era mai stato un problema. Poi, un giorno, i nipoti si erano accorti che qualcosa non andava. Troppi prelievi, per un uomo anziano che raggiungeva la banca per prelevare la pensione e in poche altre occasione. E soprattutto troppi soldi mancanti: 16 mila euro nell’arco di un anno, il 2015. Così, dopo la scontata denuncia, era partita l’indagine della procura di Terni – pm Raffaele Pesiri – e dell’Arma dei carabinieri.

Accusato

Secondo gli inquirenti, dietro quegli ammanchi c’erano, semplicemente, dei furti perpetrati da un dipendente della Unicredit – operativo presso uno degli sportelli di Terni e ad Acquasparta – ai danni del cliente ternano ultraottantenne. L’impiegato, 54enne originario di Rieti che da tempo non lavora più per quella banca ed oggi è in pensione, è finito a giudizio per furto aggravato di fronte al tribunale di Terni. L’ultima udienza si è tenuta mercoledì e nella prossima, a luglio, verrà ascoltata la vittima.

Il modus operandi

Dopo la denuncia, l’indagine si era concentrata sui contatti avuti dall’anziano presso gli sportelli bancari e le matricole – una, quella dell’impiegato ‘infedele’ – riscontrate in occasione dei prelievi. In pratica il 54enne avrebbe falsificato in più occasioni sia le firme digitali che quelle cartacee del cliente, riuscendo così a prelevare direttamente agli sportelli – in sedici distinte occasioni – l’ingente somma fra l’inizio e la fine del 2015.

Perizia calligrafica

Il legale difensore dell’ex dipendente Unicredit, l’avvocato Maurizio Cecconelli, ha chiesto la perizia calligrafica sui documenti per accertare se le firme apposte siano o meno del proprio assistito, che nega comunque ogni addebito. L’anziano, a cui Unicredit ha già ‘risarcito’ l’ammanco, si è invece costituito parte civile attraverso l’avvocato Maurizio D’Ammando. La banca figura comunque anche nel processo penale in qualità di responsabile civile.

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