Terni, ‘Affitti solidali’: «Casa per 28 famiglie»

L’iniziativa, che durerà un anno, vede coinvolti il Comune di Terni, la Fondazione Carit e l’associazione San Martino

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Il progetto ‘affitti solidali’ – nato dalla collaborazione tra Comune di Terni e associazione ‘San Martino’, con il decisivo contributo della Fondazione Carit – è arrivato al primo, importante, risultato.

Le case Grazie agli 80 mila euro messi a disposizione dalla Fondazione, il lavoro – quantificato in altri 20 mila euro – prestato dal personale del Comune e quello, rigorosamennte gratuito, dei volontari dell’associazione, «si è riusciti a fare in modo che 28 famiglie, tre delle quali hanno avuto accesso ad appartamenti dell’Ierp – spiega il vice sindaco, Francesca Malafoglia – abbiano potuto avere una casa in affitto dopo aver perso quella in cui vivevano a causa della impossibilità di pagare i canoni per motivi indipendenti dalla loro volontà».

Le modalità Si è trattato di un lungo percorso, spiega il presidente della ‘San Martino’, Francesco Venturini, «nel corso del quale abbiamo selezionato le richieste di aiuto pervenute, contattato i proprietari di case sfitte e chiesto loro di entrare a far parte di una rete di solidarietà partecipata, cercato di far coincidere le esigenze diverse e, alla fine, il risultato è arrivato».

I dettagli In pratica è successo che, adesso, «88 persone, tra cui 39 minori e 10 disabili – dice Malafoglia – possono avere un tetto sulla testa, per un anno. Un periodo da sfruttare per cercare di rimettere in sesto la propria vita, cercando un lavoro che permetta ai nuclei familiari di riprendere il ciclo normale, interrotto da eventi imprevisti». I fondi servono a pagare una parte dell’affitto, «perché il resto rimane a carico delle famiglie a cui è stata trovata una sistemazione – spiga Venturini – nel rispetto dell’idea base del progetto, che è quello di ‘aiutare ad aiutarsi’». I beneficiari, insomma, devono dimostrare di volersi risollevare con le proprie forze.

La Fondazione Tanto che Mario Fornaci, il presidente della Fondazione Carit, si dice «felice di aver potuto dare, grazie all’istituto che rappresento, un altro contributo a quell’idea di welfare di comunità che cerchiamo di portare avanti e sviluppare con sempre maggiore convinzione. Perché siamo certi che contribuire al risollevarsi di chi è incappato in un periodo di difficoltà sia doveroso per una fondazione come la nostra».

L’obiettivo Quello che «ci piace pensare – dice Venturini – è che questo esempio di collaborazione tra il privato sociale cattolico, un ente locale ed un istituto come la Fondazione Carit, permetta di dare forma ad una serie di iniziative che vadano oltre l’assistenzialismo, ma induca le persone alle prese con un periodo di difficoltà a rimboccarsi le maniche e operare per risollevarsi in fretta e tornare ad una vita normale».

 

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