Terni, anziani truffati: scattano otto arresti

Almeno trecento colpi messi a segno in tutta Italia da una holding composta da dieci soggetti residenti a Napoli. Bottino 400 mila euro

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Trecento truffe in tutta Italia – fra le regioni colpite Umbria (21 truffe accertate), Lazio (83), Marche (38), Abruzzo (81), Molise (3), Campania (30), Puglia (23), Basilicata (19) e Calabria (2) – messi a segno da un gruppo composto da dieci persone residenti a Napoli: otto di queste – sei in carcere e due ai domiciliari su disposizione del gip Federico Bona Galvagno – sono state arrestate in seguito all’operazione ‘Mai peggio’ messa a segno dalla procura e dai carabinieri del nucleo investigativo di Terni. L’organizzazione era dedita alle truffe ai danni di anziani e nel tempo sarebbe arrivata a sottrarre ben 400 mila euro alle vittime. L’accusa per tutti è associazione per delinquere finalizzata alle truffe. I dettagli sono stati illustrati dal procuratore capo di Terni, Alberto Liguori, dal sostituto Raffaele Iannella, dal comandante provinciale dell’Arma, Davide Rossi, dal comandante del nucleo investigativo di Terni, Giuseppe Nardò, e dal comandante del reparto operativo, Stefano Verlengia.

L’origine dell’indagine

L’indagine – condotta dall’ottobre 2017 allo scorso dicembre e scaturita da una truffa consumata nel centro di Terni – ha consentito di disarticolare un gruppo criminale esperto e consolidato. Gli indagati, attraverso siti web come www.paginebianche.it o www.inelenco.it, reperivano nominativi e relativi numeri di telefono di anziani a cui i ‘telefonisti’ di stanza a Napoli, spacciandosi per marescialli dei carabinieri e avvocati, rappresentavano un falso e grave incidente stradale in cui era rimasto coinvolto un prossimo congiunto della vittima (solitamente un figlio o un nipote), chiedendo somme di denaro o preziosi da consegnare ad un ‘esattore’ in zona, per evitare gravi conseguenze giudiziarie al loro familiare.

Il modus operandi

Per essere credibili, invitavano anche l’anziano vittima di turno a chiamare il numero di emergenza 112 e, tenendo la linea telefonica aperta, facevano credere alla vittima di parlare con i carabinieri. A quel punto il telefonista – spacciandosi per maresciallo dei carabinieri – confermava all’anziano quanto già anticipato nella prima telefonata, avendo però cura di carpire più dati sensibili possibili. A questo punto interveniva il falso avvocato per chiedere il pagamento di una ‘cauzione’, generalmente di alcune migliaia di euro o preziosi, affinché il parente non patisse conseguenze legali. La telefonata si protraeva così per svariati minuti, per accrescere l’angoscia e la confusione nella povera vittima, intimidendola ed inducendola al pagamento in favore dell’esattore che, indicato dall’avvocato come suo assistente, si presentava presso l’abitazione dell’anziano per incassare il maltolto. Nel caso la vittima non possedesse contanti in casa, i truffatori si rendevano addirittura disponibili ad accompagnarla presso un bancomat per prelevare le somme richieste.

30 mila euro in un colpo solo

In un caso – avvenuto a Roma – i malviventi riuscivano a farsi consegnare gioielli e denaro contante per un valore di 30 mila euro. Per sottrarsi all’identificazione, i soggetti evitavano sistematicamente di restare troppo tempo nella stessa città (spostandosi in un altro luogo per poi ritornarci dopo qualche tempo), impiegavano solo auto a noleggio registrando il contratto a nome di persone inesistenti e utilizzavano schede telefoniche intestate a prestanome, che dismettevano dopo la consumazione della truffa. Le vittime venivano accuratamente selezionate fra i soggetti più deboli e indifesi residenti in zone ed abitazioni apparentemente abbienti.

Inchiesta in tutto il centro-sud

Gli inquirenti, non limitandosi a focalizzare le attenzioni investigative solo sui singoli episodi denunciati dalle numerose vittime, hanno deciso di ampliare la sfera d’indagine monitorando e analizzando incessantemente tutti gli spostamenti dei truffatori che, partendo da Napoli, si muovevano continuamente in lungo e largo per tutta la penisola. All’alba di martedì mattina i carabinieri del comando provinciale di Terni, unitamente ai colleghi di Napoli, hanno dato corso all’operazione ‘Mai Peggio’ (il nome è legato all’espressione dialettale che uno degli indagati, rientrando a casa ogni sera, proferiva per ringraziare Dio per la buona riuscita delle truffe) concretizzatasi anche in una decina di perquisizioni, oltre agli arresti.

A ciascuno un ruolo

‘Mai peggio’ – è stato spiegato dall’Arma ternana – è stata un’operazione meticolosa e complessa per le maniacali contromisure poste in essere dagli indagati, per gli incessanti ed imprevedibili spostamenti da una regione ad un’altra, e per la quasi impossibilità di monitorare le sim telefoniche, dismesse dopo ogni truffa. Gli indagati avevano tutti un proprio ruolo: gli organizzatori che individuavano le vittime e coordinavano i vari membri dell’associazione; gli addetti alla ‘logistica’ che si occupavano del reperimento delle utenze telefoniche mobili spesso intestate a soggetti stranieri mai censiti in Italia e del noleggio di autovetture usate per gli spostamenti; i telefonisti che contattavano le vittime; gli esattori che si presentavano presso le abitazioni per riscuotere quanto preteso.

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