Terni, biopsia al pene ‘dannosa’: condannato

Tre mesi e dieci giorni di reclusione per il medico del Santa Maria che nel 2012 aveva eseguito l’esame su un giovane ternano

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Una biopsia al pene finita male, tale da causare una «fistola uretrocutanea con lesione uretrale e perdita di sostanza». Un problema poi risolto con un intervento chirurgico a cui l’uomo – un ternano che al tempo dei fatti, era il gennaio del 2012, aveva 33 anni – si era sottoposto undici mesi dopo il ‘guaio’.

La sentenza Per questa vicenda, un medico 63enne dell’ospedale ‘Santa Maria’ è stato condannato a tre mesi e dieci giorni di reclusione, oltre a 350 euro di multa, dal giudice monocratico Marco Di Tullio del tribunale di Terni. La sentenza è stata emessa lunedì pomeriggio e in aula il pm Adalberto Andreani aveva chiesto una condanna a sei mesi per lesioni colpose. Scontata l’impugnazione della sentenza in appello da parte del professionista.

Risarcimento Queest’ultimo, assistito dall’avvocato Carlo Moroni, dovrà anche liquidare le spese processuali e di costituzione di parte civile, oltre ad una provvisionale di 7 mila euro nei confronti della madre del giovane, costituitasi attraverso l’avvocato Roberto Spoldi. Quest’ultima lamentava il fatto di aver dovuto modificare, per circa un anno, le proprie abitudini di vita e di lavoro per sostenere e seguire il figlio nelle varie visite mediche a cui si era sottoposto in centri specialistici sparsi sul territorio nazionale, oltre ad un intervento eseguito in Serbia per cercare di risolvere definitivamente il problema emerso a seguito della biopsia.

La causa civile Nella sua arringa il legale difensore del medico ternano ha evidenziato, fra le altre cose, come il danno non fosse irreversibile e come non si trattasse della prima biopsia a cui il ragazzo veniva sottoposto, in ragione di problemi pregressi e frequenti. In sede civile il paziente aveva già ottenuto una sentenza favorevole per diverse migliaia di euro, da parte del tribunale di Terni, dopo aver chiamato in causa lo stesso professionista e l’azienda ospedaliera.

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