Terni, borgo Rivo: attività vs Comune

‘Battaglia’ amministrativa per tende/strutture: palazzo Spada ordina la demolizione, Tar ferma tutto in via cautelare. Se ne riparla a febbraio

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C’è chi considera una ‘tenda’ come una struttura vera e propria e chi, invece, si appella al decreto ministeriale – glossario con l’elenco delle principali opere realizzabili in regime di attività edizilia libera – del 2 marzo 2018. Parliamo del Comune di Terni da un lato e di due attività commerciali di borgo Rivo, una nota pasticceria e un’altra legata in particolar modo ad ambienti e camini: l’amministrazione si è mossa con un’ordinanza di demolizione e ripristino dello stato dei luoghi per l’assenza del titolo edizilio abilitativo, dall’altra parte è scattato il ricorso al Tar Umbria. Martedì mattina c’è stato il primo esito.

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L’ordinanza cautelare, niente demolizione per ora

La struttura in questione è già esistente – altrimenti il Comune non si sarebbe mosso, ovviamente – e la situazione resterà così quantomeno fino all’11 febbraio del 2020: il Tar Umbria con un’ordinanza cautelare ha accolto la richiesta di sospensiva dei ricorrenti (in realtà è la pasticceria ad averlo presentato, l’altra è intervenuta ad adiuvandum) ‘ghiacciando’ l’efficacia del provvedimento di palazzo Spada datato 21 maggio 2019. Per ora niente demolizione: «Considerato che le esigenze cautelari di parte ricorrente appaiono suscettibili di essere adeguatamente soddisfatte con la sollecita fissazione dell’udienza di discussione nel merito del ricorso», si legge nell’ordinanza post camera di consiglio di Paolo Amovilli, Enrico Mattei e Daniela Carrarelli.

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Il nodo

Come detto la questione è tutta nella ‘visione’ della tenda da parte delle parti coinvolte. Il Comune chiede un titolo edilizio abilitativo specifico, mentre i ricorrenti fanno notare che si tratta – in replica – di una mera applicazione del decreto ministeriale entrato in vigore poco più di un anno fa: per loro la tenda non è equiparabile ad una struttura o, per estremi, ad un edificio. A tutto ciò si aggiunge l’intreccio con la legge regionale, sul quale in passato si è già espressa – in tema di edilizia libera – la corte costituzionale. Una partita abbastanza tecnica che, per il momento, fa felice i ricorrenti.

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