Terni, botte in casa dal figlio: «Lasciata sola dalle istituzioni»

Un delicato intervento chirurgico e tanti punti di sutura per una donna ternana che non si dà pace: «Csm e assistente sociale dove sono?»

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«Io non ce l’ho con mio figlio, perché ha problemi seri e perché per una madre è sempre difficile. Ma ce l’ho con le istituzioni che se ne stanno fregando. Quando è uscito dalla comunità terapeutica, i medici gli hanno detto ‘prendi questi farmaci’ e basta. Ed ora non si interessano neppure se li assuma o meno. E non l’ho mai visto prenderli».

«Da sola nell’incubo»

C’è tanta amarezza, ma anche rabbia e paura nella parole di una mamma ternana. Da quando il figlio, poco più che maggiorenne, alcuni mesi fa è uscito dalla comunità terapeutica, non ha più pace. «Paolo (nome di fantasia, ndR), una volta giunto a casa, non è stato più preso in carico da nessuno. Ciò pur soffrendo di gravi problemi psichiatrici con necessità di assumere farmaci. Mi sono trovata io, da sola, a dover sopportare il peso di una situazione insostenibile. E purtroppo anche pericolosa».

Violenza in casa

Alcuni giorni fa la donna ha vissuto uno dei momenti più difficili: «Ero in casa, di mattina, impegnata in lavori domestici. Mio figlio, che giò manifestava un certo nervosismo da giorni, mi ha raggiunta spingendomi a terra, con violenza. All’inizio ho visto il sangue ma non capivo dove mi fossi ferita. Poi ho sentito il dolore e alla fine, con i medici, ho realizzato. Mi ero rotta il braccio destro. Una frattura tale da richiedere un intervento chirurgico con l’applicazione di viti e placche, oltre a decine di punti di sutura».

«Da alcuni solo e soltanto silenzio»

«Purtroppo – prosegue la mamma ternana – non è la prima volta che accadono episodi simili. Devo dire che i carabinieri, anche nell’ultima occasione, mi sono stati vicini con grande umanità e si sono preoccupati se mi servisse qualcosa. Con il braccio rotto, non posso lavorare, vestirmi, lavarmi. Non sono autonoma e per questo devo farmi anche aiutare, pagando. Ma io guadagno poco e riuscire a far quadrare tutto è impossibile. Una telefonata l’ho ricevuta anche dalla psichiatra che segue mio figlio in ospedale. Invece dal Csm della Usl e dall’assistente sociale, in questo secondo caso nonostante le numerose segnalazioni quotidiane fatte anche via Whatsapp nei giorni precedenti, solo e soltanto silenzio. Abbandonata nel dolore e nella paura. Ma dove sono lo Stato e le istituzioni?».

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