Terni: «C’è un racket dell’accattonaggio»

La denuncia viene dalla consigliera provinciale Manuela Beltrame (Provincia Civica), che chiede un censimento degli stranieri

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La faccenda non è proprio trascurabile. Secondo la consigliera provinciale Manuela Beltrame, infatti, è «ben nota a tutti la possibile esistenza di un racket che gestisce l’accattonaggio davanti ai bar e centri commerciali». Anche per questo Beltrame chiede di «costituire un nucleo per la mappatura e il censimento degli stranieri presenti sul territorio».

La richiesta Manuela Beltrame, consigliera provinciale di Provincia Civica, ha inserito questi concetti in una proposta avanzata al presidente della Provincia di Terni, Leopoldo di Girolamo sulla questione degli stranieri. «Lo scopo principale – spiega consigliera di minoranza – è quello di conoscere con esattezza quante persone vivono nei nostri Comuni; prevenire il sovraffollamento di case affittate da soggetti che hanno i requisiti per poter firmare un contratto di locazione, ma che poi permettono ad un numero di persone molto elevato di vivere in tali case; annullare il fenomeno pericolosissimo, come già purtroppo riscontrato, degli ‘alias’, di persone cioè che si presentano con nomi sempre nuovi e diversi, e con autovetture con documenti esteri spesso contraffatti eludendo in tal modo controlli e precedenti condanne. Un compito che solo agendo su realtà non estese potrebbe essere svolto con successo, in contrasto con gli insuccessi del ministero che non riesce a gestire i flussi di persone che rientrano con nuove identità».

La cronaca L’iniziativa, spiega Manuela Beltrame, «arriva a seguito dei noti fatti criminosi accaduti nel 2015 e del momento di pericolo e preoccupazione generato dagli attacchi terroristici soprattutto in Francia. E’ così opportuno gestire in modo razionale le presenze di stranieri nella nostra provincia». Anche Terni, secondo la consigliera, «è stata teatro di sconfinamenti della malavita che gestisce il movimento di persone che non hanno i requisiti per chiedere il riconoscimento di profugo o addirittura di individui già sottoposti a condanne ed espulsioni. Ben nota a tutti è anche la possibile esistenza di un racket che gestisce l’accattonaggio davanti ai bar e centri commerciali».

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