Terni, commercio in affanno: «Meno consumi e attività. Più lavoro precario»

Il punto di Filcams e Uiltucs. In provincia negozi ancora in calo. Tante irregolarità nei contratti

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Attività che chiudono, contratti di lavoro ‘pirata’, consumi che cambiano e si contraggono: rimane complicata la situazione del commercio cittadino, a Terni, dove all’aumento dei negozi nei centri commerciali registrato negli ultimi anni non è corrisposto un rilancio del settore. A fare il punto, venerdi mattina, sono stati i rappresentanti Filcams Cgil e Uiltucs Uil, che nella sede della Cgil hanno riunito l’attivo provinciale dei propri iscritti. «Serve un piano del commercio cittadino» è l’appello partito dall’assemblea e rivolto alle amministrazioni locali.

I numeri

A parlare sono innanzitutto i dati: nel secondo semestre 2022 il settore del commercio, a livello provinciale, ha registrato una contrazione dell’1,3% del numero delle attività, così come è diminuita dell’1% l’occupazione (dati Istat). Contemporaneamente, nello stesso periodo, due controlli su tre svolti dell’Ispettorato del lavoro – esclusa la grande distribuzione – hanno rilevato irregolarità nei contratti. «All’aumento esponenziale delle aperture nei centri commerciali hanno fatto seguito contratti di lavoro non regolari o comunque trattamenti non rispondenti al contratto nazionale di riferimento – ha spiegato la segretaria generale della Filcams, Lucia Rossi -. Inoltre si è modificato l’approccio dei consumatori, che hanno contratto gli acquisti e cambiato il carrello della spesa. Sono diventati invece molto ambiti e frequentati i supermercati di prossimità, dove, a livello nazionale, si è registrato un aumento delle attività. Ma il turn over dei negozi, tra aperture, chiusure e spostamenti, è sempre elevato». Un problema che riguarda il centro città – secondo i sindacati – è quello dei canoni di affitto. «Abbiamo letto alcune dichiarazioni del sindaco di Terni Stefano Bandecchi sulla necessità di contenerli, condividiamo questa considerazione e ci auguriamo ci sia una regolamentazione. Gli affitti sono molto onerosi e vanificano il progetto di centro commerciale a cielo aperto, di cui si è molto discusso in passato». Un’altra riflessione riguarda la ristorazione e i bar. «Aprono molte attività di questo genere, ma quando scelgono di operare solo nel fine settimana, non tengono conto degli occupati e delle loro condizioni materiali», ha proseguito Rossi. La richiesta è quindi quella di «un piano del commercio per capire – ha spiegato Rossi – innanzitutto se le tante autorizzazioni avallate dai Comuni negli ultimi anni fossero davvero necessarie. Secondo noi no, non hanno tenuto conto dell’analisi dei fabbisogni reali. Terni è satura di centri commerciali. È un elemento di confronto su cui costruire la nostra azione sindacale. Lo stesso chiediamo sul turismo». Si continua anche a chiedere un protocollo sugli appalti, «perché i lavoratori degli appalti sono quelli meno garantiti, il loro passaggio non è mai automatico come prevede il codice degli appalti».

Le mobilitazioni

Oltre allo sciopero generale indetto da Cgil e Uil per il 17 novembre prossimo, i lavoratori del commercio saranno interessati anche alla mobilitazione di settore del 22 dicembre prossimo organizzata a livello nazionale. «La logica del massimo ribasso sta portando a continui tagli e penalizzazioni» ha detto Massimiliano Ferrante della Uiltucs. «Un altro problema, soprattutto nella grande distribuzione e nel commercio, sono i contratti ‘pirata’, che hanno minori tutele e portano a un calo delle condizioni economiche. E poi molte sacche di lavoro irregolare derivano da questi settori. Lo vediamo negli uffici legali, i lavoratori che si rivolgono ad essi vengono prevalentemente da questi settori».

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