Terni, dildo d’arredo: «Sfatiamo il tabù»

Emanuele Pangrazi, designer ternano, ha deciso di realizzare una collezione in porcellana, trasformando così dei giocattoli sessuali in simpatici pezzi da esposizione

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di Alessandra Vittori

Avete mai pensato a dildo come elementi da arredo o da collezione? In molti staranno pensando che a umbriaOn siamo impazziti, altri penseranno che esporre degli oggetti di forma più o meno fallica, per di più di plastica e magari di colori sgargianti, sulle mensole del salotto non è proprio elegante, altri ancora penseranno che è un’idea volgare. Ma una cosa è certa, tutti hanno capito di cosa stiamo parlando. E allora forse è arrivato il momento di sdoganare il tabù dell’autoerotismo «perché è qualcosa che tutti conosciamo e che tutti accettiamo senza ammetterlo». Proprio questo è il messaggio che vuole veicolare Emanuele Pangrazi, il designer ternano che ha deciso di realizzare una collezione di dildo in porcellana, trasformando così dei giocattoli sessuali in simpatici ed eleganti pezzi da esposizione.

Emanuele Pangrazi

Il designer Emanuele dopo gli studi ha fatto varie esperienze all’estero. Convinto di doversi trasferire in un’altra città aveva però un ‘sogno’, «forse un po’ presuntuoso». Voleva tornane a lavorare a Terni, nella sua città e ci è riuscito, anche se ora, ammette, sta pensando di trasferirsi. Nel 2012, nel pieno della sua attività, però, si è trovato in una situazione spiacevole: alcuni clienti hanno iniziato a non pagare i suoi lavori. Il motto che campeggiava nel suo studio era «di necessità, virtù». Si è rimboccato le maniche e ha cominciato a lavorare con la ceramica producendo arredi da bagno per i quali ha vinto molti premi internazionali tra cui il tra cui il ‘Platino’ all’A Design Award ed anche il ‘Reddot design award’, confermandosi come uno dei migliori talenti nel campo del disegno e della progettazione di arredo bagno. Ora lavora con la seconda azienda più grande della Cina nel settore bagni. Ma porta avanti lavori anche per la Francia e per l’Olanda. «Visto che ho esperienza nella progettazione, ma anche nella produzione di ceramica, ho pensato a come verticalizzare il mio lavoro e ho voluto mettere a frutto la mia conoscenza e ora mi sono buttato in due progetti: ‘Mr. Manu’, carta da parati e la lampada ‘Milk’ e ‘MyFucsia’», dice Emanuele a umbriaOn

‘MyFucsia’ È questo il progetto che lo vede impegnato nella realizzazione di dildo da arredamento. «Il progetto è nato da una mia considerazione sul design», dice. «Un giorno mi sono trovato a parlare con dei colleghi più giovani e stavo spiegando loro come ormai sia cambiata la percezione di oggetto di design. Un ‘non addetto ai lavori’ considera design tutto ciò che è desueto, strano. Un articolo da regalo strano, magari molto colorato già è considerato di design. Invece, il design è tutto ciò che ha una progettazione,  è l’attività promossa dal progettista, che è alla base della costruzione – realizzazione di qualsiasi oggetto. Allora ho pensato di creare un oggetto da dare in pasto a questa nuova concezione. Ero quasi indispettito da questa nuova considerazione allora ho pensato a un oggetto provocatorio, a un oggetto che facesse scalpore e nella concitazione ho detto ai miei colleghi ‘ faccio un fallo fucsia’». Passato il momento di rabbia l’idea, anche se smussata, è rimasta. «Ho disegnato allora degli oggetti che non avessero propriamente una forma fallica, ma che comunque veicolassero un messaggio. L’obiettivo è sdoganare il tabù dell’autoerotismo con un oggetto da mostrare, da regalare, per rompere questa pudicizia diffusa verso qualcosa che tutti conosciamo e accettiamo senza ammetterlo. Un oggetto da vendere in un negozio di articoli da regalo per lasciare libero chi lo compra di esporlo o usarlo».

 

Il materiale Grazie al materiale con cui sono realizzati questi dildo non sono solo da mostrare ma anche da usare. «L’impiego della porcellana – spiega Emanuele – offre performance di assoluto rilievo in fatto di pulizia, in quanto la sua bassa percentuale di micro porosità, non consente ai batteri di attecchire. Inoltre, la cristallizzazione del materiale a 1280 gradi, offre una elevatissima resistenza all’aggressione degli acidi, non permettendo a questi di rendere la superficie ruvida al contrario di quello che accade con le materie plastiche. Il prodotto risulta ipoallergenico e privo di Nichel, Cadmio e Piombo, perfetto per il contatto con la pelle. Infine si può scaldare o raffrescare per donare sensazioni diverse al contatto». Dunque un oggetto versatile e divertente «da regalare senza scivolare nella volgarità».

La collezione Inizialmente la collezione prevedeva tre ‘categorie’. Quattro dispettosi ‘Alieni’, chiamati Vulvio, Mario, Gustavo e Zoi; quattro ‘Nautilus’, i sottomarini che sfidano la profondità degli abissi, e i ‘Pure’, quattro eleganti e lisci dildo d’arredo con fantasie pop e naif. Ora però alla collezione si sono aggiunte altre due ‘tipologie’: la ‘Tea time’ e la ‘The Queen and the King’.

L’esposizione a Londra

Le novità ‘Tea time’ e ‘The Queen and the King’ sono nate da poco. Emanuele le ha realizzate dopo che una galleria d’arte inglese gli ha chiesto di poter esporre queste sue opere. L’esposizione è iniziata a dicembre e ora gli hanno chiesto di poterla prolungare per tutto aprile. Questi due nuovi modelli rispecchiano le più tipiche caratteristiche inglesi: infatti, i dildo Tea time’ sono decorati con le fantasie della classiche teiere inglesi, mentre i ‘The Queen and the King’ sono bagnati in oro vero, perfetti per una vera regina e un vero re. La galleria oltre ad esporli, li sta anche vendendo e, ovviamente, queste due tipologie sono quelle che Inghilterra vanno per la maggiore.

La vetrina a Terni

Terni Sebbene Emanuele debba ancora fondare un’azienda unica per la vendita dei’MyFucsia’ – aprirà una start up dedicata – c’è un negozio a Terni che dopo le prime resistenze ha deciso di esporre questo oggetti provocatori. «Entrano persone curiose», dice la proprietaria. «C’è chi si informa, chi si fa una risata, ma stanno andando bene. Ne abbiamo anche venduto uno».  Ben preparata la signora spiega che sono oggetti d’arredamento, ma che volendo si possono anche usare. «C’è questo buco sotto che permette anche di riempirlo di acqua calda. Essendo di porcellana inoltre si pulisce facilmente ed è ipoallergenico». Se uno ne è stato venduto, i tempi sembrano maturi per accogliere la provocazione di Emanuele e forse, anche da noi, questo tabù sarà finalmente sdoganato.

 

 

 

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