Terni, figlia ‘segreta’: silenzio a pagamento

Sarebbe stata lei stessa, insieme alla madre, a ‘convincere’ il padre a sborsare 20 mila euro per non rivelare nulla alla nuova famiglia dell’uomo. La difesa: versamenti volontari

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Una figlia nata da un precedente rapporto ma di cui, alla sua nuova famiglia, non aveva mai rivelato nulla. Un segreto troppo grande per poter essere tenuto nascosto. E infatti con il passare del tempo la moglie dell’uomo era stata messa al corrente della cosa. Solo che prima c’era stata una brutta vicenda, finita all’attenzione della procura e quindi del tribunale di Terni.

Il segreto L’ex compagna 60enne e la figlia 30enne dell’uomo, che è originario di Perugia, sono infatti accusate di estorsione e mercoledì mattina sono state rinviate a giudizio dal gup Simona Tordelli, con il processo che inizierà il prossimo 12 giugno di fronte al giudice monocratico di Terni. In pratica nel corso del tempo le due, entrambe ternane, si sarebbero fatte consegnare circa 20 mila euro dall’ex compagno/padre, dietro la minaccia di rivelare alla moglie la sua vera storia e la paternità nascosta.

Pressioni All’inizio l’uomo, che non si è ancora costituito parte civile, avrebbe versato due bonifici bancari da 5 mila euro ciascuno, poi seguiti da 3 mila euro in contanti e altri versamenti. Nel tempo le richieste si erano fatte sempre più pressanti – dall’auto a un’abitazione in affitto per la figlia – fino a quando l’uomo non aveva retto allo stress ed era pure finito in ospedale. Pressioni che, secondo l’accusa, erano cresciute a dismisura con contatti telefonici ‘ad hoc’ – come quando l’ex compagna aveva chiamato l’attuale moglie sul telefonino, chiedendole di poter parlare con il marito – seguiti da improbabili e difficili giustificazioni. Alla fine, però, l’uomo aveva ceduto raccontando tutto.

La difesa Le due donne, rinviate a giudizio, sono difese dagli avvocati Francesco Mattiangeli e Roberto Manente secondo i quali i versamenti sono stati del tutto volontari, non legati a presunte minacce, e finalizzati al mantenimento della figlia per garantirle un tenore di vita accettabile. Spetterà al tribunale decidere nel merito.

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