Terni, fondamentalista islamico aggredisce gli agenti in carcere e ne ferisce cinque

La denuncia del Sappe: «Interventi urgenti che restituiscano la legalità»

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«Un’aggressione tanto brutale quanto violenta, commessa da un detenuto già noto alle cronache penitenziarie per il suo fondamentalismo islamico e per essere stato protagonista di molti eventi critici durante la detenzione. Questo detenuto ha aggredito senza una ragione e vigliaccamente i poliziotti penitenziari». È la denuncia di Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria).

Cinque poliziotti refertati

Nella mattinata di venerdì scorso, il detenuto, di origini marocchine e in carcere a Terni con l’accusa di terrorismo per la sua affiliazione alla jihad, «ha aggredito la scorta del nucleo traduzioni che lo stava prelevando dalla cella per il trasferimento a Ferrara. Informato dal vicecoordinatore del nucleo del trasferimento, l’uomo ha iniziato a dare in escandescenze, rivolgendosi ai poliziotti con atteggiamento arrogante e provocatorio e dichiarando che lui da Terni non si sarebbe mosso e che non sarebbe andato da nessuna parte, proferendo frasi minacciose come ‘cani infedeli, vi taglio la testa’. Folle è stata la sua reazione ulteriore. Dopo essere stato ammanettato e prelevato, si è divincolato con violenza e ha aggredito con inaudita brutalità il personale. Con l’intervento di altri agenti è stato poi immobilizzato e portato sul furgone, ma lì ha continuato, sbattendo più volte la testa nella cella, a minacciare la scorta parlando un po’ in italiano e un po’ in arabo, dicendo ‘vi sgozzo italiani infedeli, quando esco la pagherete tutti a caro prezzo’. Sono stati cinque i poliziotti refertati dall’infermeria del carcere».

La denuncia del Sappe: «Servono interventi urgenti»

Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, il primo pensiero va «ai poliziotti aggrediti, a cui va tutta la nostra solidarietà e vicinanza. Ma è sotto gli occhi di tutti, autorità politiche e ministeriali in primis, come servano interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario. Quel che è accaduto nel carcere di Terni deve fare seriamente riflettere. La polizia penitenziaria monitora costantemente, attraverso gruppi selezionati e preparati, la situazione nelle carceri per accertare l’eventuale opera di proselitismo del fondamentalismo islamico nelle celle, anche alla luce dei tragici fatti accaduti all’estero. Ma per fare questo servono fondi per la formazione e l’aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari e nuovi agenti. Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della polizia penitenziaria – conclude Capece – garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose».

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