Terni, giallo sul Cromo: «Il Comune mente»

Thomas De Luca (M5S): «Sapevano tutto dal 16 maggio, non è accettabile che si riscriva la storia, lo svolgimento dei fatti attraverso la fantasia»

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L’incipit è già tutto un programma: «In certe situazioni, quando non si vuole raccontare la verità, la migliore cosa da fare è tacere. Invece c’è chi cercando di costruire una giustificazione plausibile, non fa altro che scivolare più a fondo. Di fronte al negazionismo puro, però, non è possibile bonariamente soprassedere, fare finta di nulla, girare la testa altrove». Thomas De Luca, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, parla, ovviamente, della decisione e della contro decisione del Comune di Terni – con in mezzo la minaccia di ThyssenKrupp Ast, comunicata verbalmente ai sindacati, di fermare lo stabilimento – sui pozzi che sarebbero (o non sarebbero) contaminati da Cromo esavalente e altri veleni vari, ha scatenato una ridda di polemiche.

Emilio Giacchetti

Emilio Giacchetti

Il Comune L’assessore Emilio Giacchetti aveva detto la sua: «Nessun occhio di riguardo, né penalizzazione, nei confronti di Ast, l’azienda più rilevante e strategica per il territorio, per l’amministrazione comunale quello che conta è il rispetto delle norme e la tutela della salute dei cittadini. Nessuna contraddizione nell’operato del Comune, abbiamo agito di volta in volta seguendo i dati al momento a disposizione».

Thomas De Luca

Thomas De Luca

Il M5S Thomas De Luca, però, offre un’altra versione: «I fantomatici dati che avrebbero fatto cambiare idea al Sindaco, ottenuti dopo la promulgazione dell’ordinanza, spingendolo a rettificare le azioni di poche ore prima, erano in possesso dell’amministrazione dal 16 maggio 2016, inviati e protocollati in una nota inviata dalla Acciai Speciali Terni. Non solo, gli stessi dati erano presenti anche all’interno delle controprove svolte dall’Arpa, documentazione inviata solo dopo le nostre pressioni mediatiche e politiche. I dati sono stati sempre quelli, frutto di analisi svolte prima da Ast nei primi giorni di aprile e poi confermati da Arpa le settimane successive. Nessun elemento ulteriore quindi rispetto a quelli già in possesso. Che i pozzi P1 e P2 non avevano riscontrato valori fuori norma era già noto da settimane».

Dietrofront Che cosa ha fatto cambiare idea quindi alla Giunta comunale? «Semplicemente che – accusa il consigliere comunale del M5S – nella richiesta di rettifica inviata da AST, citata anche nel testo modificato, sono state le seguenti parole a condurre al dietro front il sindaco: “…Per quanto sopra esposto, non sussistono allo stato attuale ragionevoli motivi per giustificare il divieto di cui all’Ordinanza in relazione alle acque emunte dai pozzi P1 e P2. La nostra Società si troverebbe quindi a dover sopportare ingiuste e cospicue perdite in osservanza dell’Ordinanza per cui Vi chiediamo una pronta rettifica”.

LA LETTERA DI AST AL COMUNE

La ThyssenKrupp Ast

La ThyssenKrupp Ast

La precauzione L’assessore Giacchetti aveva spiegato che «la linea di attenzione massima, da parte dell’amministrazione comunale, ai temi ambientali, come già dimostrato nelle vicende dei suoli inquinati nelle aree di Prisciano e Maratta, negli impianti di termodistruzione, nelle risorse idriche. Nello specifico il Comune chiede un approfondimento della vicenda delle risorse idriche che rientrano nell’area Ast e nelle immediate vicinanze, anche per capire meglio per quali motivi ci siano attingimenti interessati da contaminazioni ed altri non. Una richiesta legittima che è propria di tutti i soggetti interessati, dagli utilizzatori di quelle risorse, alle associazioni ambientalistiche, alla città nel suo complesso. Una richiesta della quale l’amministrazione comunale non solo si fa portavoce ma esercita rigoroso controllo e vigilanza».

La contaminazione Ma anche su questo De Luca va giù deciso: «Ora è bene sottolineare che il tanto sbandierato principio di precauzione, nella sua applicazione basilare trovava pienamente fondamento nella prima versione dell’ordinanza (qui c’è anche la seconda; ndr). Ad aver riscontrato contaminazione non sono i pozzi o i piezometri, ma le acque sotterranee, le falde acquifere. I pozzi non fanno altro che emungere, succhiare quell’acqua che si trova al di sotto del suolo. Un solo campionamento non è in alcun modo indicativo sul comportamento della falda. In compenso però è pienamente chiaro che parte di essa abbia riscontrato elevata contaminazione da cromo esavalente. Comprendere il comportamento della falda, le sue dinamiche, richiede uno studio completo corredato da un monitoraggio costante nel tempo così come fatto per il tetracloroetilene a Maratta. L’oggetto dell’ordinanza era esclusivamente rivolto allo “scopo domestico, irriguo, igienico sanitario nonché idropotabile” quindi solo ed esclusivamente per l’uso umano, in alcun modo si è fatto riferimento all’uso industriale o altro».

L’accusa Qui, insiste il consigliere comunale del M5S, «sorge una domanda: a che scopo paventare il blocco dello stabilimento? Cosa c’entra un’emergenziale sospensione dell’uso idropotabile (docce, rubinetti e servizi) volta a tutelare, oltre ogni ragionevole dubbio, i lavoratori con l’andamento delle produzioni? Il sindaco avrebbe dovuto alzare il telefono chiamare immediatamente la Sii e disporre che entro pochissime ore fosse effettuato l’allaccio alla rete idrica, rispedendo immediatamente al mittente ogni pressione. Invece ha fatto dietro front e con timorosa obbedienza revisionato l’ordinanza». E chiude con un’accusa precisa: «Che l’imbarazzo sia enorme è comprensibile, ciò che non è accettabile è che si riscriva la storia, lo svolgimento dei fatti attraverso la fantasia».

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