Terni, ‘Il Melograno’: «Scomode conferme»

Marco Celestino Cecconi (Fdi-AN): «Servizi residenziali per minori gestiti solo a vantaggio dei soliti noti»

Condividi questo articolo su

Marco Cecconi

Marco Cecconi

di Marco Celestino Cecconi

Capogruppo di FdI-An in consiglio comunale a Terni

Le indicazioni fornite in consiglio dal vicesindaco Malafoglia confermano la peggiore delle ipotesi e cioè che la vicenda del ‘Melograno’ – struttura di accoglienza residenziale del Comune ubicata a palazzo Carrara e destinata a minori in difficoltà – è un tragico ‘affresco’ di politiche del welfare che a Terni hanno badato più che altro ad ‘assistere’ le cooperative sociali affidatarie dei diversi servizi, piuttosto che coloro i quali avrebbero dovuto essere i naturali beneficiari di tali servizi, ovvero i cittadini (minori o famiglie che sia).

Sul ‘Melograno’, avevo indirizzato al vicesindaco Malafoglia alcuni quesiti stringenti già nel novembre 2015, con un’interrogazione alla quale chiedevo una risposta scritta che, però, non è mai arrivata. Ecco perché a marzo di quest’anno mi sono visto costretto a riproporre quell’interrogazione, richiedendo quantomeno una risposta orale che l’assessore non ha potuto evitare di fornire, nella seduta del consiglio comunale del 4 aprile.

Quanto costa la gestione della struttura, quale cifra eroga annualmente il Comune alla cooperativa ACTL per il suo funzionamento, quante persone ci lavorano (e, tra questi, quanti sono i dipendenti comunali), quanti minori vi si assistono? È vero o no che, fin quando il servizio era gestito in proprio dall’Ente, i costi erano decisamente inferiori? È vero o no che la struttura residenziale per minori di via Carrara non ha le necessarie autorizzazioni? Non sarà il caso – alla luce di tutto ciò – di riorganizzare complessivamente il servizio? Erano questi i quesiti ai quali da cinque mesi attendevo inutilmente una risposta. E ieri tutti hanno capito il perché di un silenzio così prolungato.

Tanto per cominciare, dalle delibere citate dallo stesso vicesindaco – e dai rispettivi allegati – abbiamo avuto la conferma che, meno di un mese fa e cioè esattamente il 10 marzo scorso, il ‘Dipartimento formazione e promozione del servizio educativo’ del Comune ha bocciato ”la richiesta di autorizzazione al funzionamento del Melograno, in seguito a valutazioni igienico-sanitarie ed edilizie, effettuate dal tecnico” del Dipartimento stesso: se io non avessi sollevato la questione, in altre parole, il Melograno avrebbe continuato bellamente a funzionare in assenza dei requisiti di legge. I costi? 186 mila euro annui per il personale e 650 mila euro (sempre annui) per il funzionamento complessivo della struttura, che accoglie un numero di minori variabile da poche unità fino ad una trentina: e ognuno faccia i conti che crede in ordine al costo pro-capite e al rapporto, diciamo così, qualità-prezzo.

Sarà per questo – sarà perché le mie interrogazioni hanno colto in flagrante una gestione di questi servizi all’insegna dello spreco e della dubbia legalità – che la giunta ha deliberato appena due settimane fa di riorganizzare l’intero comparto (proprio come io proponevo!), con una delibera che reca appena la data del 16 marzo 2016. ”Il Melograno resterà in funzione solo fino alla fine dell’anno scolastico in corso”, si legge in questa delibera e relazioni annesse. Poi, i ragazzi verranno smistati altrove. E intanto si provvederà ad allestire strutture diverse.

Con quali soldi? A parità di cifre rispetto ai costi attuali – si legge in questi documenti freschi freschi – potranno essere garantiti (testuale) anche maggiori servizi. Ma va?! La conclusione è grave e disarmante: se nessuno avesse sollevato la questione, il Comune avrebbe continuato a buttare i soldi dalla finestra, a beneficio dei soliti noti, in una struttura non autorizzata. E purtroppo non è di sicuro un caso isolato.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli