Terni invecchia e parla sempre più straniero

Popolazione sempre più anziana e non italiana (11.5% su 111 mila e 455). Record negativo storico di nascite nel 2016, appena 697

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Più anziani, più stranieri e lieve diminuzione – 46 persone – dei residenti rispetto all’anno precedente. Questa, in sintesi, la ‘fotografia’ della situazione demografica di Terni al 1° gennaio 2017: la popolazione complessiva di 111 mila e 455 persone, per il terzo anno consecutivo si registra il segno meno. L’aggiornamento è a cura dei servizi statistici del Comune.

I DATI COMPLETI

Un trend non nuovo, come spiegano gli stessi servizi statistici: «I ternani continuano a diminuire riportando la città nella condizione di declino demografico iniziato già negli anni ‘80 e che si era temporaneamente arrestato, per oltre 15 anni, per effetto esclusivo dell’ondata migratoria di stranieri. Se si scinde la popolazione in due componenti distinte, ovvero i cittadini italiani e gli stranieri, si osserva una tendenza opposta». Il 26% dei residenti ha più di 65 anni, il 13.8% superano i 75; gli ultranovantenni a Terni sono 1.765, mentre a superare i 100 anni sono stati in 44 (10 maschi).

Su gli stranieri Scendono dunque i ternani, salgono gli stranieri: quest’ultimo arrivato all’11.5% sul totale, contro l’8.3% del dato medio nazionale. L’età media dei residenti di Terni è di 47.2 anni (+0.2 rispetto al 1° gennaio 2016), oltre due (44.9) del dato italiano. Dal 1995 la componente italiana è passata da 107 mila e 565 unità a quota 98 mila e 584; viceversa gli stranieri da 870 a 12 mila e 871.

Nascite e decessi Un trend in declino rafforzato anche dal dato relativo alle nascite: appena 697 (il 25% è straniero, 159), un record negativo – il numero più basso dal dopoguerra, dato più del 1965 con 1600 –  visto che nel 2015 erano state 50 in più. I decessi nel 2016 sono stati 1361 (-51 rispetto al 2015), 12 dei quali stranieri. Il saldo naturale nati-morti si attesta dunque a meno 664; in generale viene sottolineato che «i ltasso di fecondità totale, ovvero il numero medio di figli per donna, continua a scendere e si attesta a 1,14, valore ben al di sotto di quello necessario per garantire un corretto ricambio generazionale». Per quel che concerne le straniere il dato sale a 1,6.

La scelta, più donne Fecondità bassa, ma non solo. Il ricambio generazionale non è favorito anche dal dato riferito all’età del parto: 33 per le madri italiane, 30 per le straniere, entrambi superiori alla media nazionale. Terni è a maggioranza femminile: 6 mila e 499 in più rispetto alla componente maschile (età media 48.8 contro 45,4). 

Il ‘saldo’ migratorio Ad arginare l’emorragia’ dei residenti c’è il valore positivo legato (+618) tra gli immigrati a Terni (2.468) e coloro che sono invece emigrati (1.846). «In particolare – la nota di palazzo Spada – i flussi migratori con l’estero, tanto in ingresso quanto in uscita, continuano a rappresentare nel decennio in corso un importante fattore di crescita e di ricambio della popolazione, anche se con saldi migratori nettamente inferiori a quelli eccezionali del decennio precedente».

Stranieri e cittadinanza, fase ‘matura’ Il Comune sottolinea che «molti stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana; il rallentamento apparente della crescita del numero di stranieri, proprio degli ultimi anni, si deve in particolare, alle acquisizioni della cittadinanza italiana, una componente di bilancio che mostra nel tempo un’evoluzione notevole. Nel 2014 sono state 263, nel 2015 471 e nel 2016 sono 469. Essendo l’immigrazione a Terni un fenomeno relativamente giovane, l’evoluzione crescente del numero di acquisizioni di cittadinanza è segno che stiamo entrando in una fase matura dell’immigrazione e che pertanto in futuro le acquisizioni di cittadinanza si prevedono in crescita. Per una buona parte le acquisizioni vengono ottenute da minorenni e da residenti con meno di 30 anni che, in molti casi neppure hanno mai vissuto direttamente un’esperienza migratoria cosa invece che hanno fatto i loro genitori». In tal senso si è registrato un +17% (rispetto al 2015) per gli iscritti africani e un +6% per gli asiatici. Diminuzione di flusso per europei e persone provenienti dall’America meridionale.

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