Terni, largo Frankl: vince il degrado

Da zona di pregio a luogo dove bivaccare. Fra scritte, sporcizia, ‘canne’ e preservativi. Un nodo urbanistico irrisolto in pieno centro

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Un degrado evidente, fatto di scritte su muri e su vetrate praticamente nuove, mozziconi di canne un po’ ovunque, angoli bui usati per i propri bisogni fisiologici ma anche per fare altro, come testimoniano i preservativi usati e lasciati a terra. E poi cestini dei rifiuti e cartelli divelti, ragazzi che passano il loro pomeriggio a bivaccare sotto i portici. Il tutto in largo Frankl, la nuova area urbana fra la passerella sul Nera e i palazzi comunali di corso del Popolo, quelli dove ha sede anche la polizia municipale.

LARGO FRANKL, LE IMMAGINI DEL DEGRADO

Degrado Il quadro che si presenta a qualsiasi passante è segnato da un degrado che sta via via conquistando metri e nuovi spazi. Le scritte sui muri e sulle facciate degli edifici, in buona parte ancora inutilizzati, sono il segno di come un’area del genere – punto di passaggio al di là di qualche evento che ogni tanto la anima e le dà un senso – rappresenti ancora un nodo urbanistico irrisolto, e a rischio, dal punto di vista della sicurezza e del decoro urbano.

Quadro squallido Addentrarsi nelle scale che conducono nel parcheggio coperto di corso del Popolo, soprattutto ai piani più bassi, vuol dire fare lo slalom fra rifiuti, bottiglie e cartoni abbandonati, residui di ‘canne’, fazzoletti e preservativi usati. D’altronde gli angoli bui e nascosti, come i sottoscala, non mancano proprio. E il sangue rappreso che giace a terra in uno di quegli anfratti, non fa altro che gettare un’ombra ancor più inquietante.

Appello Dai cittadini giunge, anche in questo caso, la richiesta di maggiori controlli, interventi che possano prevenire e limitare certe condotte. Ma il fatto che largo Frankl sia in qualche modo ‘nascosto’, un po’ a sé fra quei palazzi a semicerchio, non aiuta e anzi consente a molti di trovare lì un riparo dove trascorrere ore, in compagnia di birre e altro. Più facile, poi, se il contesto – svuotato dalla crisi del mattone – non offre altro.

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