Terni: polo chimico, Ast e lavoro. «Aree criticità, ma ottimisti»

Confronto Confindustria-sindacati dei lavoratori con focus sullo sviluppo del territorio. Morelli: «Priorità a percorsi per disallineamento tra domanda e offerta»

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«Pur non negando aree di criticità la nostra visione è orientata all’ottimismo. Molte realtà industriali stanno crescendo e investono in innovazione e in risorse umane e sono alla ricerca di professionalità che non sempre è possibile trovare sul territorio. Proprio per questo motivo uno degli impegni prioritari di Confindustria Umbria è quello di sostenere, attraverso Its Umbria, percorsi capaci di contribuire a superare il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro». A parlare così è Riccardo Morelli, presidente della sezione ternana di Confindustria dopo un confronto con i sindacati dei lavoratori: al centro dell’attenzione diverse tematiche tra le quali Ast e lo sviluppo del polo chimico.

Riccardo Morelli

Il confronto e le preoccupazioni

L’obiettivo di questo incontro – così come gli altri precedenti – è favorire l’interlocuzione tra le parti sociali, con focus particolare sullo sviluppo del territorio: «È stato un incontro utile innanzitutto per rinvigorire il dialogo con le rappresentanze dei lavoratori, ma anche per individuare temi convergenti su cui lavorare congiuntamente. Penso, ad esempio, alla sicurezza sul lavoro o alle tutele contrattuali per i lavoratori. Argomenti su cui nei prossimi mesi organizzeremo iniziative comuni». Diverse le questioni affrontate: Pnrr, area di crisi complessa Terni-Narni, passaggio di proprietà Ast con Arvedi protagonista, polo chimico e automotive. Claudio Cipolla (segretario generale Cgil Terni), Fabio Benedetti (segretario organizzativo Uil Umbria) e Riccardo Marcelli (numero uno a Terni per la Cisl) sono stati accolti dallo stesso Morelli e da Simone Cascioli, direttore generale di Confindustria Umbria. Per quel che concerne i rappresentanti sindacali è stata espressa «preoccupazione anche riguardo all’invecchiamento della popolazione attiva e all’impoverimento causato dal fatto che molti giovani lasciano l’Umbria per cercare lavoro altrove».

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