Terni, maltrattamenti: maestra a giudizio

Insegnante in un asilo di Orvieto, era stata sospesa dal lavoro a seguito dell’indagine condotta da polizia di Stato e procura

Condividi questo articolo su

È stata rinviata a giudizio dal tribunale di Terni – giudice Federico Bona Galvagno – la maestra d’asilo 48enne di Orvieto, accusata maltrattamenti nei confronti dei bimbi di cui era insegnante. Nell’aprile del 2016 la donna era stata sospesa dal lavoro, su provvedimento dell’autorità giudiziaria, a seguito delle risultanze investigative della polizia di Stato, raccolte dal pm Elisabetta Massini.

I maltrattamenti Secondo l’accusa la donna – che verrà giudicata dal tribunale di Terni in composizione monocratica, con prima udienza fissata per il prossimo 20 novembre – avrebbe maltrattato i bimbi, colpendoli con schiaffi e oggetti, strattonandoli violentemente, minacciandoli e umiliandoli con frasi e gesti come quello di strappare e gettare in terra i fogli con i disegni dei piccoli alunni. Circostanze che gli inquirenti avrebbero ‘cristallizzato’ anche attraverso immagini e filmati acquisiti in fase di indagine e che la difesa della 48enne, rappresentata dall’avvocato Emilio Festa, sarebbe pronta a smentire in dibattimento.

Il ministero Nel corso dell’udienza il Miur si è costituito parte civile attraverso l’avvocatura dello Stato e contestualmente – il fatto è piuttosto curioso – attraverso lo stesso legale, si è costituito anche responsabile civile, citato dalle parti civili. Lo stesso ministero dell’istruzione, in sostanza, da un lato stigmatizzerebbe la condotta dell’insegnante, sostenendo al tempo stesso come la sua condotta sarebbe stata posta in essere per fini personale, travalicando in tal modo lo svolgimento delle mansioni affidatele.

Le parti civili Curioso anche il fatto che soltanto i genitori di due bambini – su un totale di quindici oggetto, secondo la procura, di maltrattamenti – si siano costituiti parte civile. A rappresentarli ci sono gli avvocati Maria Bruna Pesci, Cristina Zinci, Francesca Abbati e Laura Crescioni, decisi a chiedere che il tribunale riconosca i fatti e quindi le responsabilità della maestra.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli