Terni: non risponde al gip l’agente arrestato per estorsione. «Molti aspetti da chiarire»

Gli avvocati difensori del 52enne T.C. hanno chiesto la sostituzione dei domiciliari con una misura meno afflittiva

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Si è avvalso della facoltà di non rispondere T.C., il poliziotto 52enne arrestato venerdì scorso, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Terni per l’ipotesi di reato di estorsione aggravata. L’interrogatorio di garanzia si è tenuto nella tarda mattinata di giovedì in tribunale, a Terni, di fronte al gip Chiara Mastracchio. I suoi legali difensori, gli avvocati Dino Parroni e Leonardo Proietti, hanno chiesto al giudice – la decisione è attesa per le prossime ore – la sostituzione della misura cautelare applicata, ovvero gli arresti domiciliari, con il divieto di avvicinamento e comunicazione con la persona offesa. Quest’ultima, una donna 42enne di origini albanesi che ha lavorato presso diversi locali e ristoranti cittadini, lo aveva denunciato ai carabinieri di Terni – l’indagine è poi passata alla squadra Mobile della questura cittadina con il coordinamento del pm Elena Neri – perché nel tempo, fra il 2019 e il 2023, avrebbe consegnato a T.C. somme pari a circa 30 mila euro, inizialmente per favorire alcune pratiche, come la concessione del permesso di soggiorno, e successivamente dietro la minaccia di pesanti conseguenze come l’arresto. Per l’accusa l’agente 52enne, applicato in questura in ruoli logistici e relativi al parco automezzi, oltre che assente dal lavoro da circa un anno per ragioni di salute, avrebbe millantato conoscenze, possibilità e influenze tali da costringere la donna a consegnare il denaro, con modalità via via sempre più pressanti.

Gli avvocati Proietti e Parroni

Parlano i difensori

«Il nostro assistito – spiega l’avvocato Parroni – non ha risposto perché allo stato non abbiamo tutti gli elementi per poter replicare all’accusa. Però abbiamo chiesto l’applicazione di una misura meno afflittiva perché a nostro parere, a fronte di contestazioni mosse da un solo soggetto, non ci sono più le esigenze per gli arresti domiciliari ma è sufficiente una misura che eviti il contatto con la persona offesa. Misura in grado di assicurare anche l’integrità del quadro probatorio. Altro non occorre, a nostro giudizio, perché il nostro assistito è stato sospeso e, in quanto noto, non ha alcuna capacità intimidatoria su nessuno. Poi quando avremo a disposizione tutti gli atti di indagine, saremo in grado di difenderci. L’estorsione aggravata è tutta da dimostrare – conclude l’avvocato Parroni – anche perché ci sono aspetti contenuti nella stessa ordinanza di applicazione della misura cautelare che meritano approfondimento in ragione dei particolari rapporti con la persona offesa e ad altre circostanze».

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