Terni, palazzo Montani Leoni apre al pubblico

Palazzo Montani Leoni, a Terni, apre le proprie porte al pubblico: la Fondazione Carit ha infatti deciso di aderire all’iniziativa ‘Invito a palazzo’ e sabato 6 ottobre, dalle 10 alle 19, la sua sede di corso Tacito sarà dunque visitabile nell’ambito dell’iniziativa promossa dall’Abi – Associazione bancaria italiana, in collaborazione con l’Acri.

Edizione numero 17

Palazzo Montani Leoni

Con ‘Invito a palazzo’ ogni anno, i palazzi delle banche e delle fondazioni di origine bancaria di tutta Italia si trasformano da luoghi di lavoro a spazi museali da visitare e apprezzare gratuitamente per le loro caratteristiche architettoniche e per le opere d’arte che contengono. A Terni sarà possibile visitare lo spazio espositivo al secondo piano dell’edificio dove, nella sala Paolo Candelori, sono esposte le 27 opere della mostra ‘Carlo Quaglia. Dall’India alla scuola romana. Opere 1943-1970’. Per l’occasione a disposizione di tutti i visitatori ci saranno i volumi della Fondazione, riguardanti in prevalenza l’arte, la storia, i personaggi del nostro territorio che la Fondazione Carit ha deciso di mettere a disposizione della comunità sia per l’interesse dei temi trattati sia per l’importanza della diffusione della lettura come strumento di crescita e formazione, in particolar modo tra i giovani. Tali pubblicazioni sono state già distribuite alle scuole e alle biblioteche del territorio e sabato saranno donate a coloro che parteciperanno all’iniziativa ‘Invito a palazzo’.

L’allestimento

La mostra antologica di Quaglia sarà visitabile, oltre che in occasione dell’evento, fino al prossimo 14 ottobre, non solo a palazzo Montani Leoni (venerdì, sabato e domenica dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 19, il 6 ottobre dalle 10 alle 19) ma anche a palazzo Vecchio a San Gemini (giorni feriali 17-24, festivi 10-13 e 15-24). Con la doppia esposizione si è deciso di celebrare un artista nato a Terni nel 1903 da genitori piemontesi arrivati in Umbria per motivi di lavoro. Quaglia si diplomò ragioniere, ma poiché fin dalla gioventù era animato da uno spirito artistico, studiò anche presso l’Istituto musicale Briccialdi perfezionandosi in violino. Non avendo risorse per frequentare l’università, entrò cadetto all’Accademia militare di Modena da cui uscì laureato in Economia. Si dedicò esclusivamente alla pittura alla fine della seconda guerra mondiale, dopo cinque anni di prigionia in India. Stabilitosi a Roma, dove morì nel 1970, si inserì nell’ambito della scuola romana, prediligendo una pittura di paesaggio caratterizzata da colori caldi e pastosi. Personalità colta, brillante, appassionato di cinema, Quaglia scelse nelle sue opere i paesaggi e le vedute eseguiti con veloci pennellate di colore rosso, azzurro, verde scuro, blu e viola, nonché le distese oro e ocra, senza mai dimenticare il riferimento alle care terre umbre e laziali. Un esempio le opere della Collezione d’arte della Fondazione Carit in mostra: ‘La montagna di Acquasparta’, dove l’artista era solito trascorrere lunghi soggiorni, ‘Le ultime luci sul molo’ e ‘Il ponte sul Tevere dell’amata Città eterna’.

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