Assolti nel giugno del 2015 dal tribunale di Terni, due anni dopo erano stati condannati dalla corte d’appello di Perugia per il reato di ‘frode in commercio’ a due mesi di reclusione e 80 euro di multa ciascuno, con l’applicazione delle attenuanti generiche. La sentenza, relativa a due persone di nazionalità cinese – un uomo di 47 anni e una donna di 46 – era stata impugnata da quest’ultime di fronte alla Suprema corte di Cassazione che ha però respinto il loro ricorso, confermando la condanna e condannandoli al pagamento delle spese processuali.
Nulla da fare
I due erano finiti a giudizio in qualità di titolari – al tempo dei fatti, accertati nel gennaio 2012 – di un ristorante cinese, self service, in via Narni a Terni. Un locale che poi ha cambiato gestione, nome e proprietà nel 2015. All’interno dei menù era stata riscontrata l’assenza della specifica ‘cibi congelati’ rispetto al pesce somministrato ai clienti. A nulla sono valse le spiegazioni da parte dei due, incentrate sul fatto che parte del pesce cucinato era fresco e che il menù non riportava ‘pesce fresco’. Dopo l’assoluzione in primo grado è arrivata la condanna in appello – in ragione dell’assenza dell’indicazione relativa ai cibi congelati – ora diventata definitiva.