«Terni può rinascere, noi siamo pronti»

Mauro Franceschini, presidente di Confartigianato Imprese Terni, parla chiaro: «Esistono realtà che per molti sono impensabili. Ma che possono ‘fare scuola’»

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di M.T.

Orgoglio senza pregiudizio. L’impressione che ricavo da una chiacchierata con Mauro Franceschini, presidente di Confartigianato Imprese Terni, è questa: assoluta certezza della capacità imprenditoriale della categoria, ma anche sincera consapevolezza del dovere, oltre che volere, fare sistema: «Da soli, oggi più che mai, non si va da nessuna parte. Non ci andiamo noi piccoli, ma credo che anche i grandi siano consapevoli di aver bisogno di partner affidabili».

Orgoglio Perché orgoglioso di rappresentare una categoria come quella degli artigiani, Franceschini lo è. E questo appare chiaro quando ti guarda dritto negli occhi e ti dice che «essere definito ‘piccolo’ non può e non deve più farci venire dei complessi. Perché è un concetto superato: non si è piccoli o grandi in base al fatturato o al numero dei dipendenti, ma in funzione delle prospettive che si danno alla propria attività, in base al prodotto che si è in grado di offrire ed alla velocità con cui si risponde alle esigenze del mercato».

Nessun pregiudizio Ma un’altra cosa che emerge, parlandoci, è che per lui è chiaro che «il rapporto con quella che storicamente viene definita la ‘grande impresa’ va sicuramente conservato e anzi consolidato, ma a me piace pensare di poter uscire da quello che questo rapporto ha rischiato di trasformare in una sorta di circolo vizioso. Perché l’impresa artigiana che (spesso in una città come Terni è successo e succede; ndr) pensa di poter vivere di un cliente e di una fattura ‘sicura’ al mese, oggi rischia di non avere futuro. Se quel cliente viene meno, infatti, quell’impresa artigiana è morta. Quindi, bene il rapporto con l’industria, ma dobbiamo alzare la testa, guardarci intorno e crearci nuove opportunità. Perché ne siamo capaci: tra di noi ci sono eccellenze di valore assoluto».

«Formare per crescere» E mica lo dice così per dire: «A Terni come in Umbria – spiega Franceschini – esistono realtà che per molti, e per molti intendo quelli che non conoscono l’artigianato moderno, sono impensabili. Ma che possono e devono ‘fare scuola’, insegnare ad altri non certo come fare il loro stesso lavoro, ma il percorso compiuto per arrivare a quel livello di eccellenza. Cominciando, però, a fare chiarezza sui nomi da dare alle cose, perché spesso accade che si faccia confusione».

Startup e Hub Già, perché – me lo dice e mica posso dargli torto, pure noialtri contribuiamo a fare confusione – per il presidente di Confartigianato Imprese Terni «sarebbe il caso di smettere di parlare di startup sempre e comunque, senza chiarire che cosa si intende davvero e, soprattutto, senza tener conto che quello che vale, prima di tutto, è l’idea che c’è alla base di una nuova impresa che potrebbe nascere e se quell’idea può essere sviluppata con successo». Per questo Franceschini immagina «un digital innovation hub per artigiani che non sia il classico ufficio dove si danno informazioni che, purtroppo, spesso servono meno che a niente, ma un luogo dove si possa davvero creare quella contaminazione positiva e creativa tra imprese, scuole e territorio che, sola, può determinare un vero, nuovo, sviluppo».

La ricerca Questo, dice con pragmatismo Franceschini, «va tenuto presente sempre, perché molto spesso l’impresa artigiana non ha la capacità e la possibilità di fare ricerca da sola, ma ha bisogno di coordinarsi e collaborare con altri soggetti i quali, a loro volta, potrebbero arricchire le proprie competenze e conoscenze grazie al know-how di cui quell’impresa è portatrice. Questa sinergia, se messa a sistema, può risultare decisiva».

Area di crisi e 4.0 Altri termini dei quali ultimamente si è arricchito – si fa per dire – il vocabolario sono ‘area di crisi’ e ‘industria 4.0’: pure su questi è interessante la teoria del presidente di Confartigianato Imprese Terni. «Le opportunità insite nel riconoscimento dello stato di area di crisi complessa – dice – sono certamente importanti, come pure molto interessanti sono le tematiche connesse a ‘Industria 4.0’, ma a mio avviso sarà poi decisivo declinare il tutto tenendo presente il contesto nel quale si andranno ad inserire».

Asticella alta Per cominciare «se si continua ad ‘alzare l’asticella’ dei bandi – spiega Franceschini – è matematico che le imprese artigiane troveranno sempre maggiori difficoltà ad accedervi» e per questo la sua proposta è chiara: «Intanto sarà indispensabile far crescere la consapevolezza, nella classe politica, che è necessario porre maggiore attenzione nella scrittura dei bandi stessi e poi che si pone con urgenza il problema della sburocratizzazione delle procedure». Certamente, chiarisce, «non una liberalizzazione selvaggia, ma una semplificazione che ci permetta di lavorare, nel pieno rispetto delle norme, ma con meno vincoli. E liberare la fantasia».

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