Revisione partecipate, via libera e critiche

Terni, approvata in consiglio l’atto dopo un lungo scontro tra maggioranza e opposizione: focus su vendita quote servizio idrico detenute da Asm. «Una delibera porcata»

Condividi questo articolo su

Diciannove favorevoli (i consiglieri di maggioranza), nove contrari (minoranza) e tre astenuti di Uniti per Terni. Sono le 19.19 quando in consiglio comunale viene approvata la delibera di giunta sulla revisione ordinaria delle partecipate di palazzo Spada: come da previsione lo scontro principale ha riguardato la vendita delle quote (15%, sei milioni di euro) del servizio idrico detenute da Asm ad Umbriadue, in un dibattito politico che prosegue ormai da settimane. Opposizioni scatenate: «Ci opporremo in tutte le sedi a questa delibera che definiamo una porcata», l’ha definita Luca Simonetti del M5S. Numerosi i cittadini – c’è stato anche un confronto in conferenza dei capigruppo – che hanno assistito, applaudendo in più circostanze agli interventi critici provenienti dai banchi della minoranza.

LA RELAZIONE TECNICA DELLA REVISIONE: DOCUMENTO

Leonardo Latini durante il consiglio

Il quadro generale

Focus su Asm, ma c’è anche altro nel documento. In sostanza prevede il mantenimento senza interventi delle quote di partecipazione per l’Asm, TerniReti, Umbria digitale e Sviluppumbria; lo stesso con azioni di razionalizzazione della società per FarmaciaTerni e Sii; prosecuzione delle procedure di liquidazione per Atc e Atc servizi; infine per Usi e Isrim Scarl nessuna azione di razionalizzazione in quanto in attesa della conclusione delle procedure fallimentari. Poi si entra nel vivo della discussione e inizia lo scontro tra maggioranza ed opposizione.

5 DICEMBRE, LA GIUNTA CI PROVA: LA CESSIONE DELLE QUOTE

Il consiglio comunale sulle partecipate

Il tentativo di vendita quote

La delibera vera e propria per la cessione delle quote ad Umbriadue – tra le motivazioni anche l’evitare la possibilità di un aumento delle tariffe – non è passata in consiglio a causa della mancanza del numero legale. Il consiglio comunale sull’atto odierno ha bocciato quattro emendamenti presentati dai consiglieri di minoranza: l’obiettivo era sancire il controllo pubblico della Sii o, comunque, preservare fin da subito la maggioranza pubblica. Niente da fare. Il sindaco Leonardo Latini nell’intervento illustrativo ha fatto il punto su tutte le partecipate: «La società – ha detto su Asm – ha particolare attenzione viste le dimensioni e la strategicità. Nel 2017 c’è stata una perdita di 3 milioni e 400, nel 2018 leggero utile. Da tenere la situazione sotto controllo la situazione debitoria che era di 132 milioni e ora è scesa a una previsione di 106. Nell’idrico – ha proseguito – cessione di parte delle quote ma potenziamento dei servizi svolti in questo settore. Sii? Il Comune ha constatato che lo statuto ereditato (sulla base di sentenze della Corte dei conti) non consente lo sviluppo della società senza il supporto del privato e quindi necessità di una revisione». In merito battaglia a colpi di sentenze con particolari protagonisti il capogruppo della Lega Leonardo Bordoni, Alessandro Gentiletti di Senso Civico, Paolo Angeletti di Terni Immagina e Federico Pasculli, capogruppo M5S. 

10 DICEMBRE, LA ‘FUGA’ DAL CONSIGLIO SUL TEMA

Emanuela De Vincenzi, la nuova dirigente agli affari istituzionali

«Ecco le reali intenzioni dell’atto»

Molto attivo – sfida tra avvocati con Bordoni – l’esponente di SC: «La bocciatura da parte della maggioranza degli emendamenti che avevo presentato insieme alle altre minoranze e che sono stati votati anche dal gruppo Uniti per Terni, dimostrano le reali intenzioni di chi è stato eletto ma non governa. Avevamo chiesto di mettere almeno nero su bianco subito la salvaguardia dei quorum deliberativi  previsti dallo statuto della Sii per tutelare le maggioranze pubbliche, i piccoli comuni e la sana dinamica del controllo fra pubblico e privato. Nonostante le dichiarazioni di principio a favore, la maggioranza ha bocciato gli emendamenti, facendo così un torto soprattutto ai comuni più  piccoli che chiedono garanzie e alla città. L’amministrazione comunale sceglie il bando pubblico per i centri sociali, per vendere 6 milioni e mezzo di quote ad Acea invece non si segue lo stesso criterio: non si può votare – aveva fatto presente – al buio, mi appello ai consiglieri di maggioranza, non c’è chiarezza, viene chiesto di votare al buio, necessità di tutelare i quorum dello statuto. Le giustificazioni del sindaco non sono credibili, non possono essere legate all’adeguamento salariale degli stipendi o al possibile aumento delle tariffe. Siamo di fronte a una privatizzazione selvaggia. Ho presentato due emendamenti che impegnano l’Amministrazione a non modificare le maggioranze previste nello statuto della Sii o comunque non scendere sotto il 74% al fine di tutelare il reale potere decisionale dei soci pubblici». In aula la neo dirigente agli affari istituzionali, Emanuela De Vincenzi.

LE PROPOSTE DEL COMITATO NO INC

Il gruppo M5S

La Corte dei conti, il controllo e Acea

Per Angeletti «la Corte dei conti a sezioni unite afferma il principio che più piccole frazioni pubbliche equivalgono a una società pubblica, le partecipazioni pubbliche pubbliche sono però bloccate dallo statuto a favore del socio privato:  devono esercitare la loro maggioranza e devono poterlo fare».Poi Valdirimo Orsini di Uniti per Terni: «Per la Sii c’è un errore di genesi nasce nel 2001, non doveva nascere, la gestione del servizio idrico doveva farla l’Asm», mentre per il collega di gruppo Emanuele Fiorini «l’operazione di vendita delle quote non risolve i problemi strutturali di Asm». Segue Francesco Filipponi, capogruppo Pd: «C’è necessità di assicurare il controllo pubblico superando il veto del socio privato». Per la maggioranza è Bordoni ad esporsi più a lungo: «Il tema fondamentale è se la Sii sia una società a controllo pubblico. Vero è che lo statuto scellerato di Sii prevede un veto del privato sulle decisione delle società, senza la sua volontà non è possibile fare scelte di governance. Noi non siamo contenti che non ci sia il controllo pubblico nella Sii ma questo è. Non siamo nelle condizioni di affermare che la Sii, nostro malgrado, sia a controllo pubblico, questo è solo il dettato della corte dei conti. Dispiacciono alcune considerazione che gettano discredito su tutto l’emiciclo, nessuno prende ordini da Acea», dice riferendosi all’attacco di Gentiletti.

EMANUELA DE VINCENZI A CAPO DELLA DIREZIONE AFFARI ISTITUZIONALI

Filipponi, Angeletti e Gentiletti

La demagogia e la confusione

Tra gli avvocati in consiglio c’è anche Lucia Dominici, capogruppo di Forza Italia. Lungo e deciso il suo intervento sull’argomento: «Per quanto riguarda la Sii, si discute se questa sia a controllo pubblico o privato, quando le sentenze hanno chiarito ed è inutile stare a discutere, dobbiamo adeguarci. Ci chiedono di rispettare la legge, ci minacciano di esposti alla Corte dei Conti: ora che lo facciamo ci dicono che siamo al servizio di Acea. Non siedono in questa maggioranza coloro che hanno dato origine al consorzio, coloro che hanno indetto la gara europea che ha permesso l’ingresso di Umbria2, garantendogli il diritto di veto, e non è il Comune di Terni che con il suo 18% può modificare lo statuto del Sii, come strumentalmente chiesto dalle minoranze». Dall’altro lato sono Valentina Pococacio e Pasculli (M5S) a tornare alla carica: «Il privato, Acea, sta decidendo – le parole della prima – per il consiglio comunale di Terni. Questa maggioranza avrebbe tutta la forza per cambiare le regole ma non lo fa, sta seguendo lo schema del passato. La maggioranza attuale si sta nascondendo dietro la Corte dei Conti, non ha il coraggio delle scelte, di limitare il potere di Acea, invece lo aumenta», mentre il secondo ha ricordato che «l’ex assessore Fabrizio Dominici voleva cambiare il ruolo dominante di Acea ma sappiamo come è andata a finire. Nel 2001 procedura anomala per la costituzione della Sii. Ora occorrerebbe cambiare direzione difendere l’acqua pubblica, quale diritto dei coittadini, ma questa maggioranza si guarda bene dal farlo».

Mirko Menecali di Asm con Leonardo Bordoni

Ultimi scambi: «Privatizzate l’acqua, così sarete ricordati»

La diatriba si allarga: «L’avvocatura del Comune – il commento del leghista Federico Cini – si è espressa, la Corte dei conti va sempre rispettata, ma in questo caso a qualcuno non piace l’interpretazione. La Corte dei conti a giugno si è espressa in maniera chiara che annulla i precedenti tentativi anche di questa maggioranza di muoversi su un fronte diverso, quella del controllo pubblico». Doppia replica di Simonetti e Comunardo Tobia (M5S): «Il controllo pubblico va ristabilito. Sarete ricordati come quelli che, prima sel secondo dissesto vista l’aria che tira, hanno privatizzato l’acqua», il rilancio dell’ex capogruppo pentastellato. «L’acqua deve essere pubblica, lo hanno detto gli italiani con un referendum», ha invece aggiunto il secondo. Maurizio Cecconelli (FdI) si è appoggiato a Bordoni: «Il capogruppo della Lega sull’interpretazione della Corte dei conti è già stato chiaro, non c’è il controllo pubblico. Dal punto di vista strategico viene criticata una operazione esclusivamente finanziaria che consente di salvare l’Asm. Il Comitato No Inceneritori su questo punto non c’entra niente, l’amministrazione ha già ribadito sul punto la sua contrarietà».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli