Terni, scuole e mense: folla di comitati

Dopo Cosec e Comitato commissari, ecco anche un gruppo di genitori che lancia una petizione: umbriaOn ne pubblica il testo

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C’è il Cosec (il Comitato servizi educativi), c’è il Comitato commissai mense e adesso ci sono anche quelli che si definiscono ‘un gruppo di genitori delle scuole comunali e statali’. La questione delle scuole – ed in particolare delle mense – registra nuove presenze. Forse troppe.

 

di un gruppo di genitori
delle scuole statali e comunali di Terni

Come genitori di bambine e bambini che frequentano i servizi educativi per l’infanzia presenti nel territorio, abbiamo deciso di rendere pubbliche le nostre considerazioni per denunciare quanto sta avvenendo nel silenzio connivente della classe dirigente comunale. Invitiamo la cittadinanza a sostenere la nostra protesta ed a firmare la petizione che stiamo promuovendo, nell’interesse delle giovani generazioni, del loro diritto a servizi pubblici di qualità.

IL TESTO DELLA PETIZIONE

Abbiamo ben capito che si spaccia per razionalizzazione un progetto generale di dismissione dei servizi socio-educativi comunali. La delibera (n°25 del 24-02-2016) delinea un quadro in cui intere scuole vengono, a seconda dei casi, riconvertite in scuole statali, trasformate in servizi a vario titolo ausiliari o direttamente chiuse; il tutto per concentrare l’offerta comunale nei nidi d’infanzia (?), come se questi fossero alternativi al mantenimento delle prestazioni che si intende sacrificare.

Le motivazioni addotte, ovvero che l’utenza possa essere soddisfatta dall’aumento dell’offerta presente nel territorio, ci sembrano una falsità; riguardo al pubblico, più che l’offerta ad aumentare è stato il numero massimo di alunni per classe, mentre riguardo al privato è solo il caso di ricordare la differenza di costi e l’inaccessibilità di tali servizi per larghe fasce della popolazione.

In sostanza la direzione della giunta ci sembra la seguente: meno scuole pubbliche, più affollate e scadenti, per i meno abbienti, più scuole private per i benestanti.

Riguardo alla refezione, abbiamo saputo che l’analisi dei costi del servizio non è ancora stata completata; ciò significa che i dati già forniti dall’amministrazione ai genitori sui costi sono falsi?

Perché ad oggi i dati pubblicati ufficialmente dal Comune sul portale dell’amministrazione trasparente sono fermi al 2012? Come si fa a dire che bisogna risparmiare su un servizio per cui non si sa con certezza quanto si spenda?

Forse è per questo che nel “percorso decisionale inclusivo” disposto dalla giunta i componenti sono quasi tutti dell’amministrazione comunale, mentre ai genitori viene lasciato appena il diritto di tribuna?

Forse è per questo che tra le ipotesi avanzate sulla riorganizzazione della refezione si prevede, nel caso del mantenimento delle cucine in loco, un aumento dei costi per le famiglie, quasi a voler escludere preventivamente questa strada?

Forse è per questo, infine, che l’amministrazione dichiara di voler adottare “buone pratiche” e “buoni standard di qualità” ma conclude ogni suo ragionamento facendo appello alla “necessità improrogabile di riduzione della spesa complessiva dell’Ente” e al ruolo di “decisore finale” della stessa giunta?

Ancora una volta, quando vengono meno gli argomenti, l’amministrazione ricorre alla forza delle menzogne.

Ci opponiamo alla logica del profitto dei magnati locali della ristorazione, che aspettano dietro l’angolo di prendersi tutta la torta con una concessione diretta da parte del Comune.

 

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