Terni, spaccatura Pd: c’è chi chiede unità

Andrea Agnetti e Giacomo Porrazzini, da punti di vista diversi, sostengono la necessità di superare le divisioni: «Attesi da sfide cruciali»

Condividi questo articolo su

di Andrea Agnetti
Membro della direzione comunale Pd Terni
Responsabile comunicazione segretaria comunale Pd Terni

Andrea Agnetti

Negli ultimi giorni stiamo assistendo all’uscita di alcuni importanti dirigenti del Pd ternano ed io, personalmente mi sento in dovere di aprire una riflessione rivolta a tutte le sensibilità del partito ternano e provinciale. La sconfitta elettorale ci consegna un quadro molto serio ed è proprio nei momenti di difficoltà e nelle sconfitte che si misura la qualità, lo spessore e la responsabilità delle classi dirigenti.

Abbiamo di fronte a noi delle sfide politiche, sociali e culturali importantissime, non ultima l’imminente campagna elettorale per l’elezione del nuovo sindaco e del consiglio comunale e, soprattutto, la sfida di rigenerare il partito, interpretare con umiltà e ascolto le trasformazioni della società italiana ed in particolare quella cittadina.

Invito gli amici e compagni ad abbassare i toni e ad assumere un atteggiamento responsabile e costruttivo, lasciando da parte posizioni che appaiono solo autoreferenziali e non tengono minimamente conto dell’interesse generale del partito, dei suoi elettori e della cittadinanza e, non ultimo, degli organismi dirigenti eletti dagli iscritti e rinnovati nell’ultimo congresso comunale nel novembre 2017.

Nella città e nel Pd si affaccia una nuova classe dirigente che vuole portare avanti una linea politica di cooperazione anziché di rottamazione. Per costruire un nuovo partito è fondamentale il contributo di tutti, anche e soprattutto dei dirigenti più esperti che da decenni ricoprono cariche pubbliche e amministrative. È impensabile che una sconfitta elettorale cocente e una momentanea fase di assenza di cariche, possano rappresentare per alcuni un elemento tale da motivare un’uscita o una distruzione totale del partito come sta avvenendo.

Occorre riscoprire tutti insieme il senso delle parole ‘umiltà’ e ‘collettivo’: ce lo hanno ricordato gli elettori solo una settimana fa. Nei prossimi giorni sono convocati gli organismi dirigenti, invito quindi tutti i ‘fuoriusciti’ dal partito a fare un passo indietro nel nome della responsabilità e per il bene del partito e della città.

 

di Giacomo Porrazzini
Ex sindaco di Terni e iscritto al Pd

Giacomo Porrazzini

Deve essere raccolto l’appello all’unità ed alla responsabilità rivolto da Cesare Damiano al Pd ternano, all’indomani del tracollo elettorale subìto, aggravato dall’onta di una fuga di elettori verso la destra di Salvini. Infatti, mentre l’opera di necessaria rigenerazione del partito, nella dimensione nazionale e regionale, potrà svolgersi nell’arco di tempo che ci divide dal prossimo e straordinario congresso del Pd e, poi, nel corso della legislatura che si è aperta, la rimessa in sesto ed il rilancio del partito ternano deve attraversare, assolutamente, una prima fase immediata; quella che ci separa dall’imminente voto per il Comune di Terni dopo il drammatico scioglimento del consiglio.

Pressoché inesistenti sarebbero le possibilità di svolgere una campagna elettorale efficace e praticare una coraggiosa politica delle alleanze, per un partito che dovesse mostrarsi ancora impantanato su contrasti interni irriducibili che, all’esterno, appaiono spesso legati a scontri di potere fra singoli e cordate. Con la progressiva perdita di quella grande risorsa politica che è la collegialità, la condivisione, la collaborazione.

A Terni il Pd deve fronteggiare una duplice sfida. Da un lato trarre una lezione profonda e sincera dall’esito negativo del voto nazionale che ha mostrato, a giudizio dei due milioni e mezzo di elettori che ci hanno lasciato, tutta l’inadeguatezza di una leadership, di un’azione di governo, di un modo di essere e di porsi del partito; e soprattutto una difficoltà ad immergersi e comprendere i nuovi bisogno di una società sofferente ed in grande e rapida trasformazione. Dall’altro lato deve trovare le energie, le idee e le motivazioni politiche e culturali per riaccreditarsi, presso la comunità ternana, quale forza credibile di governo locale dopo le amarissime vicende del dissesto e dello scioglimento del consiglio comunale, con le traumatiche dimissioni del sindaco; compiendo un esame rigoroso delle ragioni che hanno condotto a tale esito.

L’indispensabile superamento delle divisioni interne dovrebbe basarsi, da un lato, sulla comune severità dell’analisi critica sugli errori compiuti che presuppone un esercizio di sincerità, di umiltà e generosità reciproca e, dall’altro, sull’immediata attivazione di una campagna di ascolto nei vari quartieri e nelle diverse componenti sociali della città. Una campagna d’ascolto e discussione, anche aspra, con i cittadini e le forze sociali, dalle cui indicazioni ricavare elementi fondanti per un nuovo programma amministrativo. Un programma che dovrebbe rispondere ai bisogni ed alle aspettative del popolo ternano sui temi cruciali dell’equità, della solidarieta sociale e del lavoro, nel quadro di un necessario rinnovamento del modello industriale ed economico ternano, sui temi interconnessi della sostenibilità ambientale ed anche sul ruolo della cultura che deve tornare ad essere un ponte fra politica e società, così come sui temi dell’efficienza della macchina pubblica e della sicurezza.

Solo su un programma ed un’idea di città che assumano innovazione, cultura, partecipazione e sostenibilità quali caposaldi per il governo cittadino e sul risorgere di un condivisa volontà di riscatto, potrà essere ricostruita un’unità di fondo per un partito che torni ad essere comunità.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli