Terni, Spada ‘bis’: attesa per il Riesame

Udienza di oltre tre ore, martedì mattina a Perugia. ‘Scontro’ fra le parti sull’ordinanza che ha portato ai tre arresti del 21 dicembre

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Un’udienza andata avanti, al netto delle pause, per tre ore e nella quale le parti – i legali di Vittorio Piacenti D’Ubaldi e Roberto Camporesi e la procura di Terni rappresentata dal ‘numero uno’ Alberto Liguori e dal sostituto Marco Stramaglia – hanno esposto i propri punti di vista circa l’ordinanza di custodia cautelare che, firmata dal gip Federico Bona Galvagno, lo scorso 21 dicembre ha portato all’arresto dell’assessore comunale al bilancio, del commercialista riminese e dell’ex amministratore unico di TerniReti, Vincenzo Montalbano Caracci.

COMUNE DI TERNI SOTTO INCHIESTA

Le ragioni delle difese Per gli avvocati Gian Paolo Colosimo (Camporesi) e Attilio Biancifiori (Piacenti), quegli arresti non avevano e non hanno fondamento. «Abbiamo tratteggiato i presupposti di diritto amministrativo, anche sulla base del parere dello studio ‘Roversi Monaco – Morello – Simoni’ di Bologna, in base ai quali gli incarichi conferiti al Camporesi erano pienamente legittimi», afferma il primo. «L’unico incarico affidato dal Comune a Camporesi risale al 2012, quando Piacenti non era neppure assessore. I contatti fra i due sono legati soprattutto al piano di riequilibrio predisposto dal Comune e per il quale il consulente, il cui compito era quello di elaborare una stima delle quote delle partecipate, era un punto di riferimento logico e autorevole», spiega il secondo.

La decisione del tribunale del Riesame di Perugia, a cui ci si è arrivati a seguito delle istanze presentate dai legali degli arrestati – che nel frattempo si sono visti applicare misure diverse rispetto a quelle originarie – potrebbe emergere fra mercoledì e giovedì. Nel contesto dell’udienza, la procura di Terni ha ribadito come permangano le esigenze cautelari, soprattutto in relazione al rischio di ‘reiterazione del reato’ riscontrato recentemente, e nuovamente, anche dal gip Bona Galvagno. A venire meno è stato invece quello di ‘inquinamento probatorio’, anche perché questo secondo filone dell’indagine ‘Spada’ appare sostanzialmente concluso.

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