Terni, teatro Verdi: «Ultima fermata»

Per il vicesindaco e assessore alla cultura Andrea Giuli occorre «scegliere in fretta, con pragmatismo»

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Il vicesindaco, Andrea Giuli

di Andrea Giuli
vicesindaco e assessore alla cultura del Comune di Terni

La notizia del vincolo chiesto nel 2015 sull’intero edificio del teatro Verdi dalle strutture politiche e tecniche dell’amministrazione comunale di allora, e accordato dai vertici della Soprintendenza umbra, circolava già da settimane tra gli addetti ai lavori. Ora, è ufficiale. Non serve stracciarsi le vesti, ma tentare un’ultima carta di confronto e dialogo verso la Soprintendenza stessa e agire poi di conseguenza, operando una scelta pragmatica e realistica. O il glorioso teatro comunale resterà chiuso fino alla pensione dei nostri figli.

Il famigerato vincolo di cui si discetta è del novembre 2015 e in un passaggio essenziale così recita: “Trattasi di fabbricato del 1940 di notevole interesse culturale, pur tenendo conto che la parte rimasta originale dopo gli interventi di ricostruzione post bellica, è limitata al pronao ingresso, foyer e soprastanti locali di intrattenimento e rimane quindi sottoposto a tutte le disposizioni di tutela…”.

Da vicesindaco e assessore alla cultura, ovviamente interessato e angosciato per le sorti del teatro, già poche ore dopo il mio insediamento ebbi un lungo colloquio informativo con l’ultimo assessore comunale ai lavori pubblici il quale, insieme agli uffici, aveva sviluppato una idea progettuale, giudicata da più parti interessante, per un cosiddetto “teatro lirico”, una sorta di punto di equilibrio tra i polettiani più ortodossi e i modernisti integrali che prevedeva una struttura da 800 posti e con una spesa tra gli 8 e i 9 milioni, previa demolizione dell’intera parte retrostante il pronao e ingresso.

A questo punto però, dobbiamo fare i conti con la nuova situazione che non è detto sia insuperabile. Qualora lo fosse, occorrerà ragionare con realismo e riunire in fretta tutti coloro che sono investiti di una responsabilità politica e tecnica per prendere una decisione, compresi quei soggetti che da sempre si dicono concretamente interessati alla rinascita del teatro; pena, tra le altre cose, la possibile perdita di una parte di finanziamenti disponibili. Demolizione? Ristrutturazione? Adeguamento al vincolo per cui si prospetta una specie di cinema-teatro riveduto e corretto?

Per questo penso sia opportuno, immediatamente dopo le festività natalizie, promuovere una sorta di ultimo confronto pubblico, assai stringente, nel quale, davanti alla città, l’amministrazione comunale, magari la stessa Soprintendenza, le associazioni e gli enti interessati, tecnici ed esperti, possano confrontarsi in via definitiva e far sentire la propria voce su una questione tanto delicata e sentita. È solo una proposta. Quindi, ciascuno si assumerà le proprie responsabilità.

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