Terremoto, Appennino cresce di 4 centimetri

L’ingv: «Una faglia lunga oltre 18 chilometri e inclinata di circa 50 gradi ha causato un’estensione di circa 3-4 centimetri tra il Tirreno e l’Adriatico»

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Tre, quattro centimetri. Di tanto si è – semplicemente – estesa la catena appenninica dopo il terremoto. La deformazione permanente della crosta terrestre, fa sapere l’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, «è stata misurata oltre che dai satelliti con le tecniche radar, anche da stazioni Gps (Global Positioning System) collocate a terra in un’ampia regione dell’Italia centrale.  Gli spostamenti sono stati calcolati come differenza tra le posizioni giornaliere delle stazioni nei giorni precedenti e successivi al terremoto. In questo modo sono stati ottenuti gli spostamenti massimi registrati nelle singole stazioni, compresa quella posta ad Amatrice che è la più vicina all’epicentro della scossa del 24 agosto, con un errore massimo di pochi millimetri».

La faglia Le analisi «mostrano che questo è stato generato da una faglia lunga oltre 18 chilometri e inclinata di circa 50 gradi, che corre da nord-nordovest verso sud-sudest e che si immerge verso ovest al di sotto dell’Appennino. Il movimento di questa faglia ha causato un’estensione della catena appenninica di circa 3-4 centimetri tra il Tirreno e l’Adriatico».

Nuovi dati Le rilevazioni’, fa sapere l’Ingv, potrebbero rivelarsi molto importanti perché «permetteranno di comprendere sempre meglio l’evoluzione spazio-temporale delle deformazioni del suolo misurabili in superficie, in fase cosismica e inter-sismica, in vicinanza di faglie capaci di generare forti terremoti e permetteranno nei prossimi giorni di fornire un quadro originale e dettagliato delle deformazioni del suolo e delle caratteristiche della faglia, contribuendo a disegnare con sempre maggiore dettaglio il livello di pericolosità sismica dell’Appennino, annunciano gli esperti».

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