Tetraplegica dopo l’intervento all’ernia: ex primario deve pagare 533mila euro

Perugia – Sentenza della Corte dei Conti dell’Umbria per il danno erariale causato, secondo i giudici, nei confronti della Regione

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Un risarcimento da 533 mila euro in favore della Regione Umbria a causa di un intervento chirurgico del 19 luglio 2013, per un’ernia discale con impianto di protesi, in seguito al quale la paziente era rimasta tetraplegica. Lo ha stabilito la Corte dei conti dell’Umbria – sezione giurisdizionale regionale – in seguito all’atto di citazione della procura regionale contro un ex primario 70enne dell’ospedale di Perugia. La cifra richiesta dalla magistratura contabile era di 800 mila euro.

Le lesioni ed il risarcimento

Tutto si è sviluppato perché la donna aveva riportato «lesioni personali gravissime consistite in tetraplegia incompleta C6». Successivamente c’è stata la liquidazione di un risarcimento – in parte sostenuta da una compagnia assicuratrice – di 1 milione e 150 mila euro. In sostanza la procura regionale ha chiesto l’accertamento della responsabilità amministrativa correlata al danno indiretto subito dalla Regione Umbria per effetto del risarcimento liquidato alla persona coinvolta. La domanda, secondo i giudici, è fondata: «Dalla documentazione versata in atti – si legge nella sentenza – e soprattutto dalle consulenze medico-legali acquisite, emerge in modo chiaro la netta responsabilità per imperizia del convenuto, il quale ha determinato, con colpa grave, il danno erariale indiretto fatto valere dalla procura regionale».

L’errore chirurgico

Nella sentenza viene citato il parere del medico legale di parte firmato nel 2014, dove viene affermato che «le risultanze acquisite consentono, con ragionevole certezza, di rilevare un errore chirurgico meramente esecutivo che, nell’ambito neurochirurgico, configura una condotta colposa per imperizia-imprudenza, con obbligo di civilistico risarcimento». Inoltre nella relazione di uno specialista in medicina legale e delle assicurazioni e medico fiduciario della compagnia di assicurazione, è stato sottolineato come «apparisse evidente l’aspetto di responsabilità degli operatori neurochirurgici e, in senso più lato, della struttura». Nel caso di specie la paziente «è stata sottoposta a microdiscectomia C-5 C-6 complicata da lesione del midollo cervicale con ematoma perimidollare da strumentario chirurgico, cui è seguita una tetraparesi spastica, vescica neurologica e turbe della defecazione. In definitiva va affermata la sussistenza della colpa grave per imperizia serbata dal convenuto nella pratica di intervento operatorio determinativo del danno cagionato alla paziente». La condanna è per 533 mila euro perché comunque l’intervento è stato preceduto dalla valutazione circa «la possibile incidenza della causa iatrogena verificatasi» e perché nei confronti della donna sono «state poste in atto tutte le procedure diagnostiche e terapeutiche per limitare il danno». Scontato l’appello da parte dell’ex primario.

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