Turismo in Umbria: «Ripresa lontana»

Federalberghi Umbria Confcommercio: «Piccoli segnali positivi, ma non si vede l’uscita dal tunnel. Nel periodo pasquale registrato un calo del 40-50%»

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«L’uscita dal tunnel è ancora lontana nonostante ci siano piccoli segnali positivi». Turismo in Umbria, la strada è ancora in salita: a dirlo è Confcommercio, sulla base della rilevazione dei dati relativi a marzo e aprile effettuata da Federalberghi Umbria. Per il periodo pasquale registrato un calo complessivo del 40-50%.

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La rilevazione è stata fatta su un campione di cinquanta strutture – in rappresentanza dell’offerta ricettiva regionale – e in particolar modo l’attenzione si è concentrata sui periodi Pasqua e dei ponti del 25 aprile e del 1° maggio. Confcommercio spiega che è stato fatto «in attesa dei dati ufficiali; questi ultimi, infatti, si fermano per ora ai mesi di gennaio e febbraio, e registrano un –26% degli arrivi e un –9% della presenze turistiche rispetto allo scorso anno, includendo peraltro anche l’accoglienza dei terremotati e di tutto il personale di servizio presente nella regione proprio a seguito del terremoto. I primi tre mesi dell’anno incidono in modo marginale sull’andamento complessivo dell’Umbria turistica».

«L’impresa non vive» Un meno 40-50% per il periodo pasquale, meno 30-35% durante i ponti. Numeri preoccupanti, come spiega il presidente di Federalberghi Umbria Giorgio Mencaroni: «Così un’impresa non vive. Soprattutto se si tiene conto del fatto che fuori del cratere le attività ricettive non possono al momento accedere ad alcuna misura di sostegno all’occupazione, che consenta di guardare al futuro salvaguardando i livelli occupazionali. E non stiamo analizzando i dati economici: ospitare i terremotati fa crescere l’occupazione media, ma non è la stessa cosa che vendere le camere ad un prezzo di mercato».

Il confronto e il terremoto Mencaroni sottolinea che «il turismo umbro si trova in una situazione molto complessa e difficile. Anche la lettura dei dati non può essere una semplice operazione statistica, ma va fatta tenendo conto di tutta una serie di fattori che sono molto significativi e che incidono parecchio sulla reale situazione in cui sono le imprese. Alcune di queste – specie nei territori del Trasimeno, Perugia, Spoleto e Cascia – hanno ospitato e ospitano sfollati e altre persone arrivate in Umbria per il terremoto, ma tutte le altre no. Il confronto, inoltre, è fatto spesso sui dati dello scorso anno e non dobbiamo dimenticare che il 2016, fino al 24 agosto, è stato il migliore degli ultimi anni dal punto di vista turistico: il primo con una ripresa significativa dopo un lunghissimo periodo negativo che ha stremato molte aziende. Il terremoto, e la lunga scia dei suoi effetti collaterali, vanno collocati in questo scenario di straordinaria complessità, che richiede interventi altrettanto articolati perché la ripresa abbia effetti duraturi e strutturali.

‘Timida’ ripresa In riferimento alle visite che ha ricevuto l’Umbria nell’ultimo periodo, Mencaroni specifica che «è vero che cominciamo a rivedere i turisti nelle nostre città, ma si tratta ancora di un timido ‘mordi e fuggi’, che non aiuta le imprese ricettive. Bisogna lavorare, nel breve e medio periodo, sul turismo organizzato. Abbiamo già contattato associazioni, federazioni sportive, case farmaceutiche e altri soggetti chiedendo di portare in Umbria i loro eventi e le nostre imprese sono già pronte ad ospitare gratuitamente chiunque voglia venire qui per valutare la nostra offerta. Dobbiamo lavorare tanto sugli eventi e sulla comunicazione. Dobbiamo migliorare la nostra offerta turistica: il fatto che 30 imprese ricettive umbre vogliano investire, in questo momento, con il bando regionale Charme è un buon segno, ma siamo in attesa delle graduatorie e invece bisogna fare presto».

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