Turismo: «Più norme contro il sommerso»

Nuovo attacco di Federalberghi al portale online Airbnb: «Chiediamo alla Regione Umbria di introdurre misure di tutela»

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«In Umbria il sommerso nel turismo ha superato i livelli di guardia; occorrono nuove regole per arginare il fenomeno». A lanciare l’allarme è Federalberghi che prende nuovamente di mira Airbnb, il portale online che mette in contatto persone in cerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi, con persone che dispongono di uno spazio extra da affittare, generalmente privati

Da un monitoraggio realizzato da Federalberghi, con l’ausilio della società Incipit Consulting, infatti, risultavano disponibili in Umbria ad aprile 2017, e in particolare nella settimana di Pasqua, 4.291 alloggi solo sul portale Airbnb. Di questi: 3.059 (il 71,28%) riferiti ad interi appartamenti; 3.606 (l’84,03%) disponibili per più di sei mesi; 2.429 (il 56,60%) gestiti da host che mettono in vendita più di un alloggio. Gli alberghi censiti in Umbria, al 31 dicembre 2016, erano 541.

Danni alle imprese turistiche «Da questi dati – commenta Confcommercio Federalberghi Umbria – è facile comprendere che la cosiddetta sharing economy si è trasformata rapidamente in una shadow economy, che danneggia le imprese turistiche tradizionali, coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza, i consumatori che non hanno alcun tipo di garanzia». Il fenomeno «ha dimensioni sempre più consistenti, ma qualcosa possiamo fare per arginarlo. Chiediamo quindi alla Regione Umbria che introduca nel ‘Testo del turismo’, attualmente in corso di revisione, misure di tutela in materia di sicurezza, igiene, qualità delle strutture. E’ prevista la comunicazione delle generalità degli alloggiati alla pubblica sicurezza e una generica comunicazione al Suape, senza peraltro prevedere controlli di sorta né sanzioni per il mancato adempimento». Per Confcommercio Federalberghi Umbria manca, inoltre, «una copertura assicurativa a favore dei turisti alloggiati e va considerata anche la questione relativa all’imposta di soggiorno: il turista alloggiato in albergo o nelle altre tipologie di strutture ricettive previste attualmente dal ‘Testo del turismo’, in caso di introduzione dell’imposta di soggiorno da parte dei Comuni, è chiamato a pagarla, mentre i turisti, perché sempre turisti sono, che alloggiano in appartamenti o case date in locazione, invece no».

«Alcune bugie» La proposta normativa della Regione Umbria per disciplinare gli alloggi locati ad uso turistico, per Confcommercio e Federalberghi Umbria, è insomma «ancora insufficiente. Il problema è però serio e sono quindi necessarie integrazioni che consentano di arginare il sommerso nel turismo, un fenomeno che, in un momento così difficile per il settore, è avvertito dalle imprese come ancora più odioso ed insopportabile». Dall’analisi delle inserzioni presenti ad aprile 2017 sul portale Airbnb «è facile smascherare quattro grandi bugie che, con la scusa della condivisione, circondano il fenomeno. Non è vero che si tratta di attività occasionali. La maggior parte degli annunci (il 76,3% è la media italiana, che arriva in Umbria all’84,03%) si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l’anno. Non è vero che si tratta di piccoli redditi. Sono attività economiche a tutti gli effetti. Oltre la metà degli annunci (il 56,60% in Umbria) sono pubblicati da persone che amministrano più alloggi. Non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare. La maggior parte degli annunci (il 71,28% in Umbria) si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno. Non è vero che le nuove formule tendono a svilupparsi dove c’è carenza di offerta. Gli alloggi sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali».

Alcuni esempi Nel solo Comune di Assisi, ad esempio, «sono state censiti nello stesso periodo di riferimento 404 alloggi, di cui: 258 (63,86%) riferiti ad interi appartamenti; 353 (87,38%) disponibili per più di sei mesi; 261 (64,60%) gestiti da host che mettono in vendita più di un alloggio. Sempre nello stesso periodo, nella provincia di Perugia risultavano disponibili 3.268 alloggi, di cui: 2.280 (69,76%) riferiti ad interi appartamenti; 2.737 (83,75%) disponibili per più di sei mesi; 1.858 (56,85%) gestiti da host che mettono in vendita più di un alloggio. Il consumatore – conclude Confcommercio Federalberghi Umbria – è ingannato due volte: viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività e del mercato».

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