Umbria a ‘due velocità’ anche sulla giustizia

A Perugia più prescrizioni e pene più miti. La relazione del procuratore generale reggente Cicchella: «Differenze tra tribunali»

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di Fed.Lib.

Nei tribunali di Perugia e Spoleto ben un terzo dei processi di primo grado sono definiti con sentenze dichiarative dell’estinzione dei reati per prescrizione, una percentuale «troppo alta», soprattutto se rapportata a quella degli uffici di Terni, ben distanti da questi livelli. È uno degli elementi di riflessione forniti sabato mattina dal procuratore generale reggente della procura generale di Perugia, Claudio Cicchella, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario che si è svolto nel capoluogo di regione. Non l’unico dato, in realtà, che evidenzia andamenti «disomogenei» tra un tribunale e l’altro, come quello relativo alle pene comminate da una parte dell’Umbria per gli stessi reati, primo fra tutti lo spaccio. A Terni e Spoleto, infatti, i giudici sembrano essere più ‘severi’ su questo fronte.

Riforma prescrizione, conseguenze tra qualche anno

Nello specifico, stando ai prospetti aggiornati al 5 ottobre 2020, per quanto riguarda la prescrizione, mentre i tribunali di Perugia e Spoleto, tra il monocratico ed il collegiale, hanno percentuali che si attestano intorno al 30% (32,4% Perugia, 34,1% Spoleto) il tribunale di Terni ha una percentuale decisamente inferiore, pari al 4%. In Corte di Appello la percentuale dei processi esauriti con sentenze di non doversi procedere per prescrizione è invece pari al 19,7% sul totale dei processi definiti. Nella sua relazione Cicchella ha ricordato che il 2020 è stato l’anno in cui è entrata in vigore la riforma della prescrizione. «L’urgenza legata alla pandemia – ha detto – ha sopito le polemiche che detta riforma aveva occasionato. Non si hanno comunque notizie di conseguenze negative sull’attività degli uffici del distretto derivanti dall’entrata in vigore delle nuove norme. Non risulta che l’imprescrittibilità dei reati commessi dopo il 1 gennaio 2020 nell’ipotesi di condanna pronunciata in primo grado, abbia influito sui tempi di fissazione delle udienze di trattazione dei processi di appello, come era stato invece paventato prospettando l’ipotesi di un processo penale infinito. È comunque vero che le conseguenze della riforma si vedranno soprattutto tra qualche anno».

Pochi procedimenti ‘speciali’

Ma gli stessi prospetti statistici evidenziano anche una percentuale «troppo bassa», rispetto a quella definita «auspicabile» da Cicchella, di processi definiti con l’applicazione di pena su richiesta o con le forme del rito abbreviato. Anche in questo caso con percentuali diverse tra gli uffici giudiziari del distretto. Se dinanzi al tribunale di Perugia e Terni in composizione monocratica, la percentuale si attesta intorno al 20% sul totale dei processi trattati, negli uffici gup la percentuale dei processi definiti con i riti speciali rispetto ai decreti che dispongono il giudizio oscilla tra il 39,6% di Perugia, il 55,6% di Spoleto ed il 66,2 % di Terni. «Il dato sembrerebbe positivo – ha commentato Cicchella – ma va purgato dall’alta percentuale di patteggiamenti che ha ad oggetto processi introdotti a seguito di opposizione a decreto penale, riguardanti il reato di guida in stato di ebbrezza per i quali la pena patteggiata è generalmente sostituita con il lavoro di pubblica utilità».

La questione dell’entità delle pene

E ancora due dati significativi dalla relazione del procuratore generale. «Le pene comminate dai giudici all’esito dei processi celebrati con il rito ordinario – ha sottolineato – troppo spesso non sono più elevate di quelle comminate all’esito di processi celebrati con le forme del rito abbreviato o applicate su richiesta. Difetta un reale vantaggio in termini di sconto di pena per chi opta per i riti speciali. O specularmente non c’è alcun svantaggio per chi sceglie d’essere processato con il garantito rito ordinario». L’altro dato attiene «all’omogeneità della risposta punitiva». «I tribunali del distretto – ha detto ancora – per fatti di pari gravità comminano pene molto diverse specialmente in relazione a reati concernenti il traffico di sostanze stupefacenti. Più miti le condanne pronunciate nel tribunale del capoluogo di regione rispetto a quelle pronunciate dagli altri due tribunali. Un dato oggettivo su cui riflettere se si considera che Perugia molto spesso a torto o a ragione è stata considerata una sorta di ‘hub’ cui fare riferimento per il reperimento di sostanze stupefacenti. Il fenomeno è ancor più accentuato se si confrontano le pene applicate nel distretto per reati di elevato allarme sociale quali bancarotte fraudolente e reati fiscali, con quelle comminate nei distretti limitrofi». Si ha la percezione, poi, che nel distretto umbro «la gravità del fenomeno criminale relativo ai reati dei colletti bianchi sia in effetti sottovalutata».

L’effetto del Covid: calo di produttività

Inevitabili le riflessioni di Cicchella sugli effetti della pandemia, che che ha avuto «delle ricadute importanti sull’attività di tutti gli uffici giudiziari del distretto», che hanno registrato «un calo di produttività in parte dovuto ad una serie di provvedimenti che sono stati adottati dal parlamento e dal governo ed in parte conseguente ai contagi che hanno colpito magistrati, polizia giudiziaria e personale amministrativo, in servizio negli uffici». Calo delle iscrizioni e della trattazione dei procedimenti solo in parte mitigati dal ricorso a collegamenti ed udienze da remoto e dall’impiego di applicativi informatici. Dal dicembre 2020 la trattazione in presenza dei processi fissati dinanzi alla Corte di Appello si è notevolmente ridotta ed oscilla tra il 20 ed il 30% ad udienza.

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