Umbria Acque, rottura tra azienda e sindacati

La maggioranza delle Rsu si dimette per protesta, Filctem Cgil e Femca Cisl lanciano accuse pesanti alla direzione

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Prima è arrivata la decisione, importante, presa dalla maggioranza delle Rsu. Poi ha fatto seguito una presa di posizione, ancor più importante, delle segreterie di Filctem Cgil e Femca Cisl. Alla ‘Umbra acque’ – che opera nei 14 Comuni dell’Ati1 e nei 24 dell’Ati2 – la tensione è altissima.

Cgil e Cisl Preso atto della grave ed importante decisione della maggioranza della Rsu di ‘Umbra acque’ di dimettersi in segno di protesta nei confronti aziendali, i due sindacati di categoria denunciano che «da anni stiamo assistendo ad una gestione aziendale tendente al personalistico e che non risponde alla missione primaria: la gestione del servizio idrico integrato. A fronte di continui aumenti tariffari, l’azienda ha saputo rispondere solo con costanti riorganizzazioni, il cui effetto è stato un aumento ingiustificato dei costi, e di un continuo peggioramento dei conti economici e di tutti gli indicatori rispetto agli utenti».

Le criticità I sindacati denunciano anche che «le perdite della rete idrica, passate dal 30% al 56%; il non rispetto dei tempi e dei modi stabiliti dalla Carta dei servizi; le lunghe code che sempre più frequentemente si verificano agli sportelli nonostante l’impegno continuo di tutti i dipendenti di ‘Umbria acque’, dimostrano la veridicità delle nostre affermazioni», mentre «l’abbattimento delle professionalità, con diversi trasferimenti ingiustificati ed ingiustificabili; il sotto utilizzo del personale e dei mezzi (pagati dagli utenti), con conseguenti aumenti, sono altre manifestazioni della superficialità della gestione aziendale».

Gli appalti Poi Filctem Cgil e Femca Cisl lanciano accusa precise: «Continuiamo da tempo ad assistere all’ esternalizzazione di attività essenziali per la gestione del servizio, con sempre meno gare di appalto e sempre più frequenti assegnazioni dirette di appalti ad aziende del gruppo Acea (vedi Ingegnerie toscane ed Aquaser) di cui nel tempo si sono acquistate quote irrisorie, non permettendo così la partecipazione alle gare di appalto ad altre società che potrebbero garantire più concorrenzialità e relativo decremento dei costi. Anche i metodi messi in atto per le assunzioni e gli avanzamenti di carriera, di volta in volta difformi, contribuiscono a diminuire la trasparenza a discapito della meritocrazia, che invece dovrebbe qualificare le aziende che gestiscono servizi e soldi pubblici e di pubblica utilità. A fronte inoltre della scarsità delle risorse tariffarie da sempre addotte dal management, assistiamo, su indicazione esclusiva del socio privato, al rinnovo del sistema informatico gestionale, con una spesa superiore, solo per quest’anno, al milione di euro, sistema che va a sostituire il precedente acquistato solo due anni fa e pagato naturalmente dagli utenti.Tutto questo avviene nel silenzio assordante dei soci pubblici, ai quali ovviamente chiediamo conto di quanto è avvenuto e sta avvenendo».

 

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